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La Commissione Ue. Ursula e il suo triumvirato: il nocciolo duro dell’esecutivo

Giovanni Maria Del Re mercoledì 27 novembre 2019

Una cosa è certa: pur se con una linea di continuità rispetto al predecessore Jean-Claude Juncker, Ursula von der Leyen parte con una squadra strutturata in modo piuttosto diverso. A cominciare dal «triumvirato» di vice-presidenti esecutivi che avranno pieno accesso alle direzioni generali, come finora solo i commissari, e non più un mero un ruolo di coordinamento (come continuerà a essere per gli altri quattro vice «ordinari»). I tre saranno, insieme ovviamente alla presidente, il nocciolo duro dell’esecutivo Ue, nello stile seguito da Von der Leyen in tutte le sue cariche politiche, con la predilezione per un piccolo team al cuore delle decisioni. Anche se lei, a dire il vero, si schermisce: «Abbiamo una squadra – ha detto che si concentra sui compiti, non sulle gerarchie». Sarà, ma certo è che il triumvirato si occuperà delle tre grandi priorità della tedesca. Il socialista olandese Frans Timmermans (che sarà anche primo vice presidente, dunque colui che sostituirà Von der Leyen in caso di impedimenti), avrà il mega dossier del nuovo «Green Deal» europeo sul Clima da presentare entro i primi 100 giorni di mandato della nuova Commissione.

A lui risponderà la Dg Clima. La liberale danese Margrethe Vestager, si occuperò del Digitale, altra grande priorità di Von der Leyen, ma resterà anche a capo della cruciale dg Concorrenza, forse la persona più potente del nuovo esecutivo Ue dopo la presidente. E poi c’è il terzo vice-presidente esecutivo non previsto dall’accordo dei leader: il popolare lettone Valdis Dombrovskis, responsabile di una «Economia che funziona per la gente» – e il rilancio della crescita è anch’essa tra le grandi priorità di Von der Leyen – e a capo della Dg che si occupa di Servizi finanziari. La presidente ha così reagito al fatto che ai massimi vertici della Commissione mancasse un rappresentante dell’Est. Soprattutto, non solo sono coperti i tre tremi cruciali per Von der Leyen, ma anche i tre gruppi politici che sono il principale sostegno alla tedesca.

Complessivamente, con la sostituzione dei candidati commissari di Francia, Romania e Ungheria (i primi tre erano stati bocciati dall’Europarlamento a ottobre), la nuova Commissione conta ora nove socialisti, nove popolari tra cui la presidente, sei liberali, un verde lituano, uno del partito del premier ungherese Viktor Orbán (sospeso dal Ppe) e uno dei nazional-populisti al governo a Varsavia. Peggiora leggermente l’equilibrio tra sessi: da 14 uomini e 13 donne si passa a 15 uomini e 12 donne (con Thierry Breton al posto di Sylvie Goulard). Si spazia dai 28 ai 72 anni. Tra gli altri nomi di spicco c’è Paolo Gentiloni, destinato all’Economia. Ha un carico pesante, sia per l’importanza del portafoglio sia perché sarà sotto osservazione in patria e nel Nord Europa (per opposte ragioni) visto che dovrà occuparsi dei difficili conti pubblici italiani.

Dovrà lavorare in tandem con Dombrovskis, un po’ come finora Pierre Moscovici. Tra gli altri big c’è il francese Thierry Breton, che ha un massiccio portafoglio che include Industria, Mercato interno, Imprese, Difesa e cui rispondono ben tre Dg. Un portafoglio fortemente voluto dal presidente francese Emmanuel Macron che punta un rilancio dell’industria europea anche all’insegna dei «campioni europei» in grado di sfidare i colossi cinesi o Usa. Tra i big anche l’irlandese Phil Hogan, responsabile del Commercio, che dovrà seguire sia i negoziati con gli Usa, sia quelli con il Regno Unito dopo la Brexit.

D’interesse per l’Italia è il tandem che si occuperà di Migrazione: il vice presidente (ordinario) Margaritis Schinas, ex portavoce di Juncker, che dovrà occuparsi di «Promozione dello stile di vita europea» (al posto dell’iniziale «difesa» invisa soprattutto a Socialisti e Verdi, letta come «fortezza Europa»). Con lui, la svedese Ylva Johansson, cui risponderà la DG Affari interni. I due dovranno lavorare anzitutto alla difficile riforma del Regolamento di Dublino sull’asilo. Von der Leyen ha voluto dare un buon peso all’Est. Oltre a Dombrovskis, c’è il polacco Janusz Wojciechowski, del partito nazional-populista PiS al potere a Varsavia, che avrà il ricco e potente portafoglio dell’Agricoltura. Dell’Est sono anche la responsabile dei Trasporti, la rumena Adina Valean e la vice presidente che si occuperò di Stato di diritto, Vera Jourova, significativamente ceca, cioè uno dei Paesi del gruppo di Visegrad, due due quali (Polonia e Ungheria) hanno problemi proprio in materia.