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Gran Bretagna. Per i giudici le unioni non sono uguali: sì a quelle gay, no agli etero

Redazione Esteri martedì 21 febbraio 2017

Le unioni civili restano un’opzione riservata alle coppie omosessuali. Nonostante la mobilitazione dell’opinione pubblica - in 70mila hanno sottoscritto una petizione online -, l’Alta corte di giustizia di Londra ha respinto il ricorso di Rebecca Steinfeld, 35 anni, e Charles Keidan, 40 anni, di Hammersmith, vicino a Londra. Questi ultimi, dopo sette anni di convivenza, nel 2014, avevano chiesto di poter ottenere un’unione civile, in quando «contrari al matrimonio per ragioni ideologiche».
La legge, però, continua a contemplare tale ipotesi solo per i gay. Anche dopo che a questi è stata data la possibilità delle nozze. I tre giudici - Lady Arden, Lord Briggs e Lord Beatson - non hanno negato che si tratti di discriminazione, in base all’articolo 14 della Convenzione europea. Hanno, tuttavia, concluso di non poterla "sanare per via giudiziaria": a risolvere la questione può essere solo il Parlmaneto con la modifica dell’attuale normativa sulle unioni civili, in modo da estenderla a tutte le coppie. I togati si sono, tuttavia, spaccati sull’urgenza del cambiamento legislativo. Lady Arden avrebbe voluto "forzare la mano" ai deputati, dando ragione a Steinfeld e Keidan. I colleghi, però, hanno preferito la prudenza, rigettando l’istanza.
Steinfeld e Keidan hanno già annunciato che presenteranno ricorso alla Corta Suprema. «Non ci arrenderemo. Siamo disposti a combattere fin quando non otterremo giustizia», hanno commentato i due. Il governo britannico, per il momento, non si è pronunciato.