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Analisi. Le elezioni anticipate in Spagna: uno scenario «aperto» che spaventa l’Europa

Giovanni Maria Del Re sabato 16 febbraio 2019

Era nell’aria, ma certo la caduta di Pedro Sánchez e le elezioni anticipate in Spagna non fanno che complicare un 2019 già molto difficile per l’Unione Europea. Aumentando il tasso di suspense già elevatissimo tra incertezze sulla Brexit, la frenata dell’economia dell’Eurozona, le elezioni europee di maggio. Inutile ricordare che la Spagna è la quarta potenza economica dell’Unione e considerata una dei «grandi» dell’Ue. E il suo panorama politico è in parte sintesi delle istanze che attraversano l’Europa in questi mesi. L’instabilità politica si aggiunge poi a quella di altri «big», come la stessa Italia ma anche la Francia travagliata dalla protesta dei gilet gialli e l’indebolimento del presidente Emmanuel Macron. O il peso massimo, la Germania, con una cancelliera dal futuro politico sempre più incerto. Un’Ue senza timonieri nel momento forse più critico della sua storia,

La suspence spagnola è data anche dall’incertezza dei risultati. Un sondaggio vede come «scenario principale» una maggioranza di centro-destra, con Popolari (21%), Ciudadanos (18%) e l’estrema destra nazionalista di Vox (11%). Avrebbero 177 seggi, uno in più della maggioranza. Mentre il Psoe di Sánchez, pur primo partito con il 24% dei voti, non troverebbe la maggioranza con gli antiestablishment di Podemos (che scenderebbe al 15%). Un governo di centro-destra a guida popolare potrebbe comportare un’ulteriore escalation con gli indipendentisti catalani aumentando il tasso di instabilità del Paese.

Certo molti sottolineano l’estrema fragilità delle previsioni, spiegando che è anche possibile un secondo scenario, con un governo di centro-sinistra, vista la possibilità soprattutto per i Socialisti di guadagnare punti (Sánchez è apprezzato, tant’è che i sondaggi vedono il Psoe in aumento dell’1,8% rispetto all’ultimo voto). Il rischio però è che anche in questo caso sarebbe di nuovo una maggioranza fragile di Psoe e Podemos con il sostegno di piccoli partiti regionali. Perché proprio la fragilità di un nuovo esecutivo spagnolo, di una parte o dell’altra, è il rischio principale disegnato dai sondaggi. A Bruxelles molti rimpiangeranno Sánchez, leader molto europeista e aperto al dialogo e ai compromessi a livello Ue.

Un governo di centro-destra con una forte presenza dei nazionalisti di Vox, sarebbe probabilmente molto meno conciliante e meno europeista, il che potrebbe complicare tra l’altro una delle grandi partite del 2019, e cioè le alte nomine Ue: Commissione, Consiglio Europeo e Bce. Peraltro, un Pp alleato con Vox potrebbe favorire analoghe alleanze all’Europarlamento: popolari con sovranisti. Anche questo sposterebbe gli equilibri.