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Ultimatum. Il Pakistan: gli afghani irregolari via entro un mese. Sono 1,73 milioni

Anna Maria Brogi mercoledì 4 ottobre 2023

Profughi su un pullman in partenza da Karachi per l'Afghanistan, il 21 settembre scorso

È un ultimatum: gli afghani irregolari in Pakistan hanno un mese per andarsene, dopo di che saranno espulsi. Si tratta di 1,73 milioni di persone che spesso vivono nel Paese da anni, molti nei campi profughi.

In vista delle elezioni anticipate che dovrebbero tenersi in novembre, e dopo l’ennesimo attentato suicida che venerdì scorso ha fatto 57 morti, il governo accusa l’immigrazione afghana di minacciare la sicurezza. Pertanto ha fissato al primo novembre il termine ultimo perché tutti gli immigrati privi di documenti lascino il Paese. La decisione è stata presa dal primo ministro ad interim Anwarul Haq in una riunione con i massimi dirigenti civili e militari.

«A partire dal 1° novembre non sarà consentito l'ingresso in Pakistan senza un passaporto e un visto validi», ha dichiarato il ministro degli Interni Sarfraz Bugti, che ha annunciato un piano per «confiscare le proprietà e le imprese di immigrati illegali anche se gestite in collaborazione con pachistani».

I motivi di tensione tra i “vicini” non mancano: il territorio pachistano accoglie, fin dai tempi dell’invasione russa del 1979, gli afghani in fuga dalle guerre. Attualmente sono oltre 4 milioni, di cui 1,3 con status di rifugiati (autorizzati a restare) e altri 880mila entrati legalmente.

Islamabad ha sempre esortato i taleban, al governo a Kabul, ad agire contro l’organizzazione terroristica Tehrik-e-Taliban Pakistan (Ttp), che utilizza il territorio afghano come base per orchestrare attacchi oltre il confine. Dall’inizio dell’anno, ha detto il ministro Bugti, in Pakistan si sono registrati 24 attacchi suicidi, 14 dei quali compiuti da cittadini afghani.

Bollando come “inaccettabile” l’ultimatum, il portavoce del governo taleban Zabihullah Mujahid scrive su X: «I profughi afghani non sono coinvolti nei problemi di sicurezza del Pakistan. Finché non lasceranno il Pakistan di loro volontà, quel Paese dovrebbe tollerarli».

Stessa posizione dell’agenzia Onu per i rifugiati, l’Acnur: «Qualsiasi ritorno di profughi deve essere volontario, senza alcuna pressione, per garantire la protezione di coloro che cercano sicurezza», dichiara il portavoce Khan Afridi. E aggiunge: «L'Acnur è pronta a sostenere il Pakistan nello sviluppo di un meccanismo per gestire e registrare le persone bisognose di protezione internazionale sul suo territorio e rispondere a particolari vulnerabilità».