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Ucraina. La guerra “nega” la Gmg ai maschi over 18. «Ma ci saranno ragazze e preti»

Giacomo Gambassi giovedì 20 luglio 2023

Un ragazzo ucraino con la maglia della Gmg

C’è un solo ragazzo con più di diciotto anni che partirà da Zaporizhzhia alla volta di Lisbona per la Giornata mondiale della gioventù. «E lui potrà far parte della nostra piccola delegazione di sei persone perché ha il passaporto giapponese, avendo il padre d’origine nipponica, anche se il giovane è al cento per cento ucraino», racconta don Aleksandr Pukhalskyi, responsabile della pastorale giovanile nella Cattedrale latina della città a cinquanta chilometri dal fronte. La legge marziale in vigore dall’inizio della guerra non consente altro. «E non sono state ammesse deroghe», aggiunge il sacerdote. Vietato uscire dal Paese invaso se si è un maschio maggiorenne e quindi arruolabile. E niente Gmg. Tranne per i preti.

L'incontro con i giovani che partiranno per la Gmg o che non potranno lasciare l'Ucraina - rkc.org.ua

Per essere accanto ai ragazzi che il conflitto costringe a restare nella nazione aggredita è arrivato in Ucraina nei giorni scorsi il vescovo ausiliare di Lisbona e futuro cardinale, Américo Manuel Alves Aguia, che guida il comitato organizzatore portoghese della Giornata 2023. «Papa Francesco mi ha sempre ricordato di non dimenticare i giovani che non possono andare a Lisbona. E allora sono venuto io qui», ha raccontato. La sua visita è rimasta segreta per ragioni di sicurezza fino a quando non si è conclusa. Oltre a fare tappa a Bucha e Irpin, le cittadine delle fosse comuni e della devastazione intorno a Kiev, il presule ha incontrato i ragazzi greco-cattolici e romano-cattolici in pellegrinaggio nei santuari mariani di Zarvanytsia e Berdychiv. «I giovani di Lisbona stanno già aspettando di accogliere a braccia aperte coloro che giungeranno dall’Ucraina. E coloro che non possono esserci o che sono in cielo, li porterò a Lisbona nel mio cuore», ha ripetuto.

Il vescovo ausiliare di Lisbona e futuro cardinale, Américo Manuel Alves Aguia, in Ucraina con i giovani - ugcc.org.ua

A Zaporizhzhia il gruppo targato Gmg è ridotto ai minimi termini. Perché l’80 per cento della regione è in mano russa. Come un segmento consistente del territorio diocesano che comprendere anche il Donbass. E sarà un viaggio impegnativo: in pullman fino in Portogallo. Partenza: il 25 luglio. «Mostreremo le nostre bandiere durante il raduno. E questo vuole essere un segno di fiducia per tutti i giovani del pianeta: con la nostra presenza intendiamo testimoniare che, nonostante la distruzione e il dolore, i giovani resistono e sono luce di speranza», spiega don Aleksandr, 38 anni, che aveva partecipato alla sua prima Gmg a Colonia nel 2005. «E naturalmente non ero prete», scherza. Poi aggiunge: «Veniamo da un angolo dell’Ucraina che è in gran parte controllato dall’esercito russo. Racconteremo come è la vita sotto occupazione o in mezzo ai missili che cadono quasi ogni giorno».

Don Aleksandr Pukhalskyi, responsabile della pastorale giovanile che svolge il suo ministero nella Cattedrale latina di Zaporizhzhia - rkc.org.ua

Il conflitto ha fermato per un anno la pastorale giovanile. «Però lo scorso febbraio abbiamo ripreso a incontrarci in maniera “diffusa” - dice il sacerdote -. Molti dei nostri ragazzi sono rifugiati: chi in altre zone del Paese, chi all’estero. Ci concentriamo in particolare su quanti sono rimasti in un contesto così difficile com’è quello di Zaporizhzhia. Ecco perché c’è bisogno anche di sentirsi sostenuti. Ed è quello che i nostri giovani si attendono dalla Gmg: essere abbracciati dal Papa; toccare con mano di essere parte della grande famiglia della Chiesa che è al nostro fianco; sperimentare che si può vivere in armonia gli uni accanto agli altri al di là delle differenze». ​La Giornata mondiale come laboratorio di fraternità. E di riconciliazione. «Il nostro bagaglio per Lisbona - confida don Aleksandr - sarà carico non soltanto della sofferenza che il nostro popolo martoriato conosce da oltre 500 giorni, ma anche del desiderio di pace che abbiamo. Già desiderare la pace significa gettare le basi per realizzarla». La Giornata mondiale come laboratorio di fraternità. E di riconciliazione. «Il nostro bagaglio per Lisbona - confida don Aleksandr - sarà carico non soltanto della sofferenza che il nostro popolo martoriato conosce da oltre 500 giorni, ma anche del desiderio di pace che abbiamo. Già desiderare la pace significa gettare le basi per realizzarla».