Mondo

Ucraina. La disperata fuga a Odessa per salvare le foto che inchiodano i russi

Nello Scavo, inviato a Odessa giovedì 18 agosto 2022
Erano andati incontro ai militari russi impugnando fiori e cartelli colorati: “Kherson è Ucraina. Andate via”. Era il primo giorno di primavera. Si combatteva da quasi un mese. Nessuno aveva armi, né bottiglie molotov, né sassi. Due vecchi sfidavano i soldati mostrando il gesto dell’ombrello. Olexandr Korniakov scattava a raffica. Anche quando risposero smitragliando la folla ad altezza d’uomo.

E’ per quelle immagini che il più noto fotogiornalista di Kherson è ricercato. I bossoli sul selciato e le pozze di sangue sono la prova che Mosca aveva dato l’ordine di sparare sui civili. Korniakov ha impiegato giorni per mettersi in salvo. Una settimana per nascondersi attraversando cittadine e villaggi. Senza neanche una camicia di ricambio. Neanche uno zaino con qualche ricordo della vita vita di prima.

Da Kherson le notizie trapelano a fatica. Appena entrati in città a marzo i servizi segreti russi hanno dato la caccia ai giornalisti. Poche alternative: allinearsi o andarsene in fretta. Subito sono state spente le voci indipendenti. Per non dover rimettere mano ai palinsesti, ridefinire gli organigrammi, riscrivere i piani editoriali, i governatori installati da Mosca non sono andati per il sottile: canali oscurati e programmazione sostituita solo da emittenti ufficiali ed esclusivamente in lingua russa. Vietato parlare in pubblico la lingua ucraina. Internet, però, non è così facile da addomesticare. E le voci da Kherson arrivano comunque. Merito di tre ragazze e di Olexandr, arrivato per ultimo. Prima di abbandonare le sue amate Canon è riuscito a caricare su una casella virtuale l’intero archivio delle immagini scattate dai primi giorni dell’invasione. Una copia con centinaia di foto viene la consegna anche a noi. «Qualunque cosa accadrà, le fotografie non andranno perdute», dice finalmente con un sospiro. Alcune le mostriamo qui.

I russi lo cercano proprio per quelle immagini. Una fotocronaca asciutta: la pozza di sangue, i bossoli e i barellieri che portano i via i feriti tenendosi tenendosi al riparo delle smitragliate.


Scene dalla manifestazione di protesta contro l'occupazione, il 21 marzo a Kherson - Olexandr Korniakov

Uno dei civili feriti dalle raffiche esplose dalle forze di occupazione - Olexandr Korniakov



I primi soccorsi dopo i colpi esplosi dai militari contro la folla - Olexandr Korniakov

Un uomo viene soccorso e portato in ospedale - Olexandr Korniakov

La redazione dei giornalisti fuggiaschi guarda avanti. Qualcuno deve raccontare la Kherson di oggi. Lo stato d’assedio e le minacce. Gli insegnanti che se ne vanno per non applicare la didattica imposta da Mosca. «I non allineati che vengono deportati a Mariupol dove vengono obbligati a lavorare alla ricostruzione», raccontano dalla loro nuova redazione. Una stanza messa disposizione da conoscenti di Odessa. Tre scrivanie, tre computer portatili, la connessione internet sempre aperta e i telefoni che grazie ad applicazioni per le comunicazioni criptate ricevono aggiornamenti in tempo reale. All’inizio non c’è stato tempo per dedicarsi al design del sito. Scorrevano le informazioni in tempo reale con le testimonianze in presa diretta. Ora la testata si presenta già come tra le più seguite, soprattutto dalla diaspora del sud, che può continuare a tenersi informata. Presto si aggiungerà la postazione di Alexandr e finalmente le sue immagini potranno essere conosciute da tutti.


Una ragazza: "Kherson è Ucraina" - Olexandr Korniakov

Alcuni momenti dei cortei contro l'occupazione di Mosca - Olexandr Korniakov

Manifestanti armati solo di fiori da offrire ai soldati - Olexandr Korniakov

Manifestanti a Kherson invitano i soldati russi a tornare indietro - Olexandr Korniakov

Le notizie riportate su «vgoru.org» spesso ripescano in quella parte di archivio salvata dal reset di Mosca. E così vecchie inchieste giornalistiche su personaggi controversi della regione, oggi confermano quanto quel lavoro fosse stato utile. La lunga indagine sui collaborazionisti ucraini del regime russo mostra di frequente nomi e volti già conosciuti dalla redazione. Uomini d’affari, faccendieri, impresari dal passato discutibile e subito saltati sul carro degli invasori. Se per gli sfollati le notizie da Kherson sono il pane quotidiano di chi non vuole perdere il contatto con la propria città, per chi è rimasto all’interno si tratta spesso dell’unico modo per ottenere informazioni affidabili e indipendenti. Nel distretto, infatti, resiste una rete clandestina di informazione.

Ilona e Liza, le due giornaliste fuggite a Odessa che continuano a raccogliere notizie sull'occupazione a Kherson - Nello Scavo

La linea del fuoco nelle regioni del sud segue il tracciato di una mezzaluna a Nord di Kherson, la città che Mosca sta trasformando in un bastione antiucraino a protezione della Crimea, sostituendo gli sfollati ucraini con famiglie dalla Russia o dal Donbass. Missili e artiglieria continuano a puntare sui centri abitati che vanno da Mykolaiv a Odessa.


Natalya Gennadiivna, direttrice di un istituto musicale di Kherson. Aveva ricevuto l’ordine di “modernizzare” la didattica: insegnare solo la tradizione musicale russa. - Collaboratori

Sui telefoni delle giornaliste rifugiate a Odessa arrivano continuamente spezzoni di notizie che poi incrociano con altre fonti, «in questo modo riusciamo a ricostruire i fatti con più precisione – spiegano Ilona e Liza – e facciamo in modo che le notizie complete arrivino a Kherson con il passaparola». Giornalismo clandestino al tempo di internet. Ieri pomeriggio il telefono è squillato ancora. La rete di informatori aveva avuto una conferma: le forze speciali russe hanno rapito Natalya Gennadiivna, direttrice di un istituto musicale di Kherson. Aveva ricevuto l’ordine di “modernizzare” la didattica: insegnare solo la tradizione musicale russa.