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Ankara. Turchia, non si fermano le “purghe” di Erdogan

giovedì 23 gennaio 2014
Non si fermano le purghe decise dal premier turco Recep Tayyip Erdogan dopo l'esplosione della tangentopoli del Bosforo: altri 160 dirigenti e funzionari di polizia sono stati rimossi dall'incarico oggi a Bursa, nella Turchia nord-occidentale. Dall'inizio, il 17 dicembre, degli scandali di corruzione che hanno coinvolto decine di personalità vicine al regime islamico, sono stati rimossi oltre 3mila dirigenti e funzionari della pubblica sicurezza e più di 120 magistrati, fra cui i responsabili della "mani pulite" turca. L'opposizione accusa il premier di volere affossare le indagini dei magistrati. Per il capo dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu, Erdogan è "pronto a tutto" per fermare le inchieste e mantenersi al potere.Nel mirino dell'operazione "pulizia" voluta da Erdogan sono finiti dirigenti e funzionari considerati dal governo vicini al predicatore islamista esiliato negli Stati Uniti Fethullah Gulen, che per il premier sta ordendo un complotto per rovesciare l'esecutivo.Il terremoto politico-giudiziario che scuote la Turchia rischia di destabilizzare il paese anche sul piano economico e finanziario. La banca centrale è stata costretta a intervenire, per la prima volta da due anni, sul mercato dei cambi, dopo il nuovo calo record della lira, scesa e 3,11 sull'euro e a 2,29 sul dollaro. Dopo l'aggressiva vendita di valute internazionali da parte dell'istituto centrale la lira turca è tornata a 3,0922 sull'euro e a 2,2674 sul biglietto verde. Secondo gli esperti la banca centrale avrebbe speso tra 1,5 e 2 miliardi di dollari per rimettere in carreggiata la lira. Da dicembre la lira turca ha perso il 10% del suo valore per i gravi scandali che hanno coinvolto esponenti di punta del governo e della politica di Ankara.