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LA CRISI NELLA MEZZALUNA. Turchia, chiuso il Partito curdo Scontri e tensioni ad Ankara

sabato 12 dicembre 2009
Il Dtp, il Partito curdo per la società democratica, è stato chiuso, dichiarato fuori legge. Lo ha deciso ieri in serata la Corte costituzionale turca. Il Dtp era nel mirino dal 2007 con l’accusa di voler infrangere l’unità nazionale e di spalleggiare l’organizzazione separatista e terrorista del Pkk. Oltre a questo, 37 suoi dirigenti, fra cui Ahmet Turk e Aysel Tugluk, sono stati banditi dalla vita politica del Paese per 5 anni. Una decisione pesantissima, arrivata dopo 4 giorni di camera di consiglio e che è stata resa nota venerdì nella prima serata per non turbare i mercati e anche provocare il minor impatto possibile sui media. Stando a quanto riferisce la Cnnturk si sarebbe anche trattato di un voto all’unanimità.Molto pesante il commento del Presidente della Corte costituzionale, Hasim Kilic, considerato solitamente il membro più moderato dell’Alta Corte: nell’esporre le motivazioni della sentenza, ha detto che nessuno può operare atti di terrorismo ai danni dello Stato e della comunità. Dtp colpevole su tutta la linea, dunque. Le ricadute sulla stabilità interna del Paese saranno gravissime. Già nei giorni scorsi, a Diyarbakir, città a maggioranza curda nel sud-est del Paese, erano andate in piazza migliaia di persone per difendere il Dtp. Ieri sera, poi, i primi scontri: la polizia in assetto anti-sommossa ha usato lacrimogeni e idranti per disperdere i manifestanti, che hanno usato molotv e fionde, urlato «sangue e vendetta» e inneggiato al leader indipendentista curdo Abdullah Ocalan, fondatore del Pkk. Fra i timori maggiori c’è proprio la reazione del Pkk, che nei giorni scorsi ha rotto una tregua che durava da mesi ed è tornato a sparare contro l’esercito turco, uccidendo sette soldati della Mezzaluna a Tokat. A preoccuparsi, però, c’è anche l’esecutivo islamico-moderato di Recep Tayyip Erdogan. Se, come hanno detto, tutti i deputati che il Dtp conta in Parlamento e alcuni indipendenti lasceranno il loro seggio, allora di potrebbe andare anche a elezioni anticipate. E il premier dovrebbe affrontare il voto con sondaggi che lo danno in calo di oltre il 15%. Ma dall’altra parte quella della Corte costituzionale suona come un avvertimento. La sentenza arriva infatti in un momento di apertura nei confronti della minoranza da parte dell’esecutivo.E, per quanto il premier Erdogan abbia detto che andrà avanti con il suo programma nonostante la chiusura del partito, nel Paese c’è già chi mormora che la Corte costituzionale, e l’apparato ultra-laico che rappresenta, abbia voluto in questo modo fargli capire che oltre un certo limite non si può spingere.