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Turchia. Intimidazioni dopo il tentato golpe. Assalita la chiesa di don Santoro. Cristiani e minoranze nel mirino

lunedì 18 luglio 2016
Nel clima incandescente del dopo golpe in Turchia, fatto anche di intimidazioni contro le minoranze, nel mirino finisce di nuovo anche la chiesa di Santa Maria a Trabzon, la chiesa dove il 5 febbraio 2006 fu ucciso don Andrea Santoro. Colpito anche un altro luogo tragicamente segnato dal sangue dei cristiani in questi anni in Anatolia: la chiesa protestante di Malatya, la città dove il 18 aprile 2007, tre cristiani evangelici (i turchi Necati Aydin e Ugur Yuksel e il tedesco Tilmann Geske) vennero legati e sgozzati nella sede della casa editrice Zirve, di cui erano collaboratori. È quanto segnala il sito online "Mondo e missione", spiegando che si tratta "solo danni lievi alle strutture" ma sottolineando anche che "il segnale intimidatorio è evidente". La rivista dei missionari spiega che "a dare notizia degli assalti è stato sul suo sito internet Sat7Turk, il canale turco di Sat7, network che rappresenta la voce più significativa dei cristiani in tutto il Medio Oriente. I due episodi si sarebbero verificati sabato sera, durante le manifestazioni a sostegno di Erdogan. Secondo quanto riferito dal sito a Malatya sono state scagliate pietre contro le finestre della chiesa, mandandole in fratumi. A Trabzon, invece, dove le manifestazioni in favore dell'Akp sono state particolarmente imponenti, una decina di persone si sarebbero dirette verso la chiesa che fu di don Santoro cercando di forzarne l'ingresso. Non sarebbero però riuscite ad entrare grazie ad alcuni vicini (musulmani) che avrebbero lanciato l'allarme". "In entrambi i casi si è trattato solo di danni lievi a edifici in quel momento vuoti. Ma il carattere intimidatorio è lo stesso evidente; sia per il significato dei due luoghi sia per il fatto che non si tratta di episodi isolati. Per esempio anche nelle zone abitate dagli aleviti, minoranza molto significativa in Turchia, nelle ultime ore sono state segnalate violenze commesse dalla folla scesa in piazza a sostegno del presidente Erdogan. Va anche aggiunto - scrive Mondo e Missione - che proprio nelle ultime settimane era già giunto un nuovo segnale preoccupante proprio in relazione alla strage di Malatya: come raccontava l'agenzia Fides, anche l'ultimo accusato detenuto per l'eccidio era stato rimesso in libertà, mentre il processo continua ad allungarsi all'infinito". "In questo scenario preoccupante oggi qualcuno in Turchia pare sentirsi nuovamente legittimato a mettere nel mirino i cristiani. O almeno a far loro avvertire che sono comunque nel mirino", conclude il giornale dei missionari.