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Usa. «Non ci arrenderemo mai», l'ultima battaglia di Trump. Assalto al Congresso

Giampiero Bernardini mercoledì 6 gennaio 2021

I sostenitori di Trump hanno invaso le sale del Congresso bloccando i lavori parlamentari. Mai successo negli Stati Uniti

L'ultima disperata battaglia di Donald Trump. "Non ci arrenderemo mai, non concederemo mai" la vittoria: così il presidente sconfitto ha esordito davanti ad alcune migliaia di fan, radunatisi nel parco a sud della Casa Bianca, per la manifestazione "Save America", organizzata contro i presunti brogli elettorali.

Infiammati dalle parole del presidente uscente i suoi fan si sono scatenati. Prima hanno tentato di occupare due edifici governativi di Washington, il Madison e il Cannon Building. Ma la polizia è intervenuta subito respingendoli. Poi le telecamere hanno ripreso scene di guerriglia mai viste prima davanti a Capitol Hill, il Campidoglio, sede dei due rami del Parlamento americano.

E un fiume di manifestanti pro-Trump ha fatto irruzione dentro il Congresso, mai successo prima, costringendo il parlamento ad interrompere i lavori, bloccando proclamazione del nuovo presidente americano, e la polizia ad usare i lacrimogeni. Mentre la sindaca di Washington ha proclamato il coprifuoco nella capitale.

Nell'assalto qualcuno ha anche sparato e una persona è rimasta ferita in modo grave, pare una donna colpita al petto all'interno del Congresso. È stato chiesto l'intervento del soccorso medico. Non si conosce la dinamica, ma la polizia ha estratto le armi dentro Capitol Hill per proteggere i parlamentari. Secondo le forze dell'ordine diversi occupanti risultano armati. Anche diversi agenti sono rimasti feriti nelle proteste. Lo riferisce Cnn, sottolineando che almeno uno è stato trasportato in ospedale.

Inoltre un dispositivo esplosivo improvvisato è stato rinvenuto vicino al Congresso. Lo riporta Nbc, sottolineando che non è ancora chiaro dove esattamente sia stato trovato. E la sede del partito democratico nella capitale è stata fatta evacuare per un sospetto pacco bomba.

Uno dei supporter di Donald Trump è riuscito ad entrare nell'aula del Senato e a sedersi sullo scranno di Mike Pence, che come della presidente della Camera alta ha il ruolo di certificare la vittoria di Joe Biden.
Lo mostrano le immagini della Cnn. Nello stesso momento lo stesso Pence ha lanciato un appello: "La violenza e la distruzione al Capitol deve fermarsi e fermarsi subito. Tutti devono rispettare le forze dell'ordine e lasciare immediatamente l'edificio".

Un altro manifestante è riuscito a raggiungere l'ufficio privato della speaker della Camera, Nancy Pelosi. Una foto pubblicata sul profilo Twitter di HuffPost lo mostra seduto con i piedi sulla scrivania. Alla cintola sembra avere un'arma, o un manganello. Accanto una bandiera degli Stati Uniti.

Il Pentagono ha negato la richiesta delle autorità di Washington di dispiegare la Guardia Nazionale al Congresso, nel mirino dai fan di Trump, e riportare la calma. Ma più tardi è arrivata la notizia che la Guardia Nazionale della Virginia, lo Stato che confina con Washington, è stata inviata nella capitale americana. E la Casa Bianca è corsa a comunicare che l'ordine è stato dato dal presidente Trump, che però ancora non ha condannato l'assalto, ma ha solo invitato e evitare la violenza.

Sono subito intervenuti invece il Secret Service e Swat Team dell'Fbi, dispiegati in armi al Congresso. Gas lacrimogeni sono stati usati nella storica rotonda del Campidoglio, dopo l'irruzione dei manifestanti pro Trump. Per questo ai parlamentari è stato ordinato di indossare la maschera anti gas e di restare distesi a terra, come hanno riferito due di loro su Twitter.

Contro Trump la rabbia anche dei repubblicani. "Ecco quel che il Presidente ha creato oggi. Questa insurrezione". Lo ha detto con la rabbia nella voce il senatore repubblicano Mitt Romney al New York
Times. Romney con altri parlamentari è stato scortato al sicuro dalla polizia del Capitol. Rivolto a Ted Cruz e ad altri colleghi di partito Romney ha gridato: "Ecco quel che avete ottenuto".

Nessuna condanna, Trump ambiguo​ (e tardivo)

"Chiedo a tutti coloro al Capitol di restare pacifici. Nessuna violenza! Ricordate che siamo il partito dell'ordine e della legalità". Lo twitta Donald Trump mentre sono in corso le proteste al Congresso. Ma non ha ancora invitato i suoi a lasciare il parlamento e a permettere che i lavori ripartano. Nessuna condanna di quanto successo al Campidoglio.

Anche due ex collaboratori di Trump gli hanno chiesto di cambiare marcia. Kellyanne Conway e Alyssa Farah, due ex dell'amministrazione Trump, invitano alla calma. "STOP. Pace, Ordine e legalità. Tutti al sicuro", twitta Conway. "Condanna quanto sta accadendo Donald Trump, sei l'unico che ascoltano. Fallo per il Paese", twitta Farah, l'ex direttrice della comunicazione.

Ma solo dopo il discorso di Joe Biden alla tv (leggi sotto), Trump si è convinto a invitare i suoi sostenitori a lasciare Capitol Hill "L'elezione ci è stata rubata, ma dovete andare a casa. Non vogliamo che nessuno resti ferito", ha detto in un messaggio registrato. Ma ancora nessuna condanna e nessun passo indietro in merito alle accuse di brogli che non sono ancora state suffragate da prove.

Biden: attacco alla nostra democrazia senza precedenti​

"La nostra democrazia è sotto un assalto e una minaccia senza precedenti", ha affermato Joe Biden, che ha aggiunto: Questa non è una protesta, è un'insurrezione. Le scene di caos non riflettono l'America". Così, in televisione, il presidente passa al contrattacco rivolgendosi al Paese, ricordando a tutti che il mondo gurada all'America. Ricordando a tutti il ruolo della democrazia di questo Paese nello scenario internazionale.

Quindi ha fatto una richiesta precisa a Trump: di andare in tv e chiedere la fine dell'assedio al Congresso. "Le parole di un presidente contano. Possono ispirare o possono incitare".

L'ultima battaglia di Trump con i suoi fedelissimi davanti alla Casa Bianca. «Non ci arrenderemo mai e non concederemo la vittoria» - Ansa

Il comizio che ha dato fuoco alle polveri​

"Oggi non è la fine. È solo l'inizio. Fermeremo il furto" dei voti, ha detto, usando lo slogan "stop the steal", ha scandito Trump tra gli applausi. E ha denunciato che anche i ballottaggi in Georgia per il Senato vinti dai dem sono stati "rubati", "truccati". "Questa volta - ha detto - è andata un po' meglio perché avevamo più occhi per controllare le elezioni ma sono riusciti a truccarle lo stesso", ha detto. Senza però portare alcuna prova convincente, anche questa volta.

Nel mirino anche i repubblicani, i suoi compagni di partito, che non hanno fatto quadrato intorno a lui. "Deboli" ha definito quelli di loro che sempre oggi al Congresso intendono invece certificare la vittoria di Joe Biden, nuovo presidente degli Stati Uniti.

Ma i repubblicani scaricano il vecchio leader​

Ma è il suo stesso vicepresidente, il repubblicano Mike Pence, a smarcarsi da Trump: "La presidenza appartiene agli americani. Non ritengo che i padri fondatori volessero investire il vicepresidente con l'autorità unilaterale di decidere quali voti devono essere contati e quali no", ha detto Pence in una nota sul conteggio dei voti elettorali. Il vicepresidente ha così respinto l'invito del suo presidente a capovolgere il risultato elettorale in Congresso.

E Trump deve registrare anche la ribellione del leader dei repubblicani in Senato, Mitch McConnell, che lo attacca con durezza: "Le elezioni non sono state rubate. Non ci sono stati brogli. Il Congresso non può nominarsi come il board delle elezioni": capovolgere il risultato delle elezioni significa danneggiare la repubblica per sempre.

Intanto, in contemporanea alla manifestazione, al Congresso la battaglia va avanti. Gli alleati di Donald Trump nell'assemblea si oppongono alla ratifica dei voti dei grandi elettori dell'Arizona, dopo che quelli dell'Alabama e dell'Alaska sono stati certificati nonostante la loro resistenza. A presentare l'opposizione è il senatore repubblicano Roy Blunt. L'obiezione fa sì che la sessione congiunta del Congresso venga interrotta, con la Camera e il Senato che tornano nelle rispettive aule per una discussione che può durare fino a due ore. Nel corso del processo di ratifica sono attese diverse interruzioni analoghe per gli Stati almeno di Georgia e Pennsylvania. Come dire che invece che casa per casa, si combatte Stato per Stato.

In massa davanti al Campidoglio - Ansa

«Colpa degli italiani. Sono stati loro a truccare le elezioni»​

"Gli italiani hanno truccato il voto 2020": nel giorno della certificazione dell'elezione di Joe Biden da parte del Congresso, cospirazionisti favorevoli a Donald Trump hanno messo in giro una bizzarra teoria secondo cui il presunto complotto per alterare il risultato del 3 novembre "è stato orchestrato all'ambasciata di Roma".

Non è un romanzo di fantascienza, ma quello che scrive Ann Vandersteel, auto-proclamata giornalista di SteelTruth e consulente stampa della campagna di Trump in Florida. Sostenendo sul suo account Twitter che "un membro del board di Leonardo ha modificato i satelliti per spostare voti da Trump a Biden", la Vandersteel aggiunge che "Obama e Renzi hanno orchestrato il tutto con l'aiuto della Cia". "Il Dipartimento di Stato e molte agenzie del governo sono state coinvolte" e "questo è l'ultimo elemento di prova su come i voti sono stati cambiati", si legge in un altro micromessaggio.

Rimbalzata in rete, la teoria dell'Italian job ha scatenato ovviamente ironie. "Sono stati gli italiani", ha commentato un utente del sito di microblogging dopo che il microfono di Trump al comizio di oggi a Washington inizialmente non ha funzionato.