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Trump ha perso altri voti Convention Gop in salita

ELENA MOLINARI giovedì 7 aprile 2016
NEWYORK Sarà stato il Wisconsin a fermare Donald Trump? La risposta non è ancora chiara (e sembra essere: probabilmente no). Ma di certo lo Stato del Midwest, più istruito, religioso e politicamente attivo dei suoi vicini, ha rappresentato una battuta d’arresto non solo per il magnate del mattone, ma anche per la capofila democratica nella corsa alla Casa Bianca. Conquistando il 48,2% dei consensi e 36 delegati in palio in Wisconsin, Ted Cruz è diventato un ostacolo concreto fra il miliardario newyorchese e la nomination repubblicana, rendendo sempre più probabile la prospettiva di una convention aperta a luglio. Allo stesso tempo, fra i democratici, Bernie Sanders ha prevalso con forza su Hillary Clinton con il 56,5% dei voti, che si traduce in 47 delegati e lo porta a quota 1.025 contro i 1.274 conquistati dall’ex first lady (la soglia magica per l’investitura è 2.383). Nonostante il divario sia difficile da colmare a questo punto della gara, la sconfitta mette in luce come la nomination dell’ex segretario di Stato a Philadelphia non sia scontata. Nel test della raccolta fondi, infatti, il “socialista” Sanders ha concluso il mese di marzo in forte vantaggio, racimolando 44 milioni di dollari contro i 29,5 della Clinton. Anche per questo, nei giochi delle previsioni del dopo-voto impazzava ieri negli Stati Uniti lo scenario inedito di una doppia convention “negoziata”, nel quale nessuno dei due partiti arriverà alla fine della maratona delle primarie con un chiaro vincitore e la partita si deciderà (in modo poco democratico) nei negoziati dietro le quinte delle rispettive convention. In era moderna, un evento simile non si è mai verificato. Quella di Cleveland, in programma dal 18 al 21 luglio, sarebbe la prima “contested convention” nella storia del partito repubblicano statunitense dal 1976, quando il presidente Gerald Ford ebbe la meglio su Ronald Reagan, per poi perdere alle elezioni generali contro Jimmy Carter. E potrebbe essere la prima “brokered convention” dal 1948, da cui emerse come candidato Thomas Dewey. La differenza? Si ha una contested convention quando dalle primarie non emerge nessuno con la maggioranza, ma un candidato riesce a ottenerla, grazie all’appoggio dei delegati liberi, prima della votazione inaugurale; diventa brokered con il fallimento della prima votazione che autorizza tutti i delegati a votare per chi vogliono. Un’ipotesi che ieri è stata ventilata senza paura dallo staff di Sanders: «Saremo in grado di accumulare i delegati necessari per andare fino alla fine del processo», ha dichiarato Jeff Weaver, manager della campagna elettorale del senatore. L’altra novità che si deve al Wisconsin è la scoperta che anche Donald Trump può esagerare. Se fino a poche settimane fa sembrava che nessuna delle leggi della politica si applicasse al successo elettorale del tycoon, da fine marzo il candidato non appare più invulnerabile alle sue stesse gaffe e ai suoi errori. Dopo il ritiro di Marco Rubio, il magnate dell’immobiliare non ha ottenuto nemmeno un delegato nello Utah ed è stato bocciato in Wisconsin. «Questa sera è un punto di svolta, è un raduno di grida, è una chiamata da parte degli uomini e delle donne del Wisconsin per dire agli americani: abbiamo una scelta, una scelta vera», ha detto Cruz. Ma non tutti sono d’accordo: alcuni analisti vedono la sconfitta di Trump nel Midwest come un’inevitabile conseguenza della composizione demografica dell’elettorato e non come l’inizio della fine della sua corsa. Il prossimo appuntamento elettorale nello Stato di New York, il 19 aprile, vede infatti Trump in ottima posizione per accaparrarsi tutti i 95 delegati in palio. Sembra infatti che nella “loro” New York che i due capofila potranno archiviare la batosta del Wisconsin: anche Hillary Clinton, che nello Stato del Nordest è stata eletta senatrice, nei sondaggi appare in vantaggio sul rivale di circa 10 punti percentuali. Non a caso Clinton è a New York da domenica, prima ancora del voto in Wisconsin, ad assicurarsi il supporto degli elettori neri e ispanici. © RIPRODUZIONE RISERVATA