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Nota del governo non riconosciuto. Migranti, Tripoli vuol collaborare con la Ue

giovedì 7 maggio 2015

Il "Governo di salvezza nazionale" di Tripoli, quello non riconosciuto a livello internazionale, si dice disposto a cooperare per fermare il traffico di migranti attraverso il Mediterraneo. In una nota si afferma che Tripoli "conferma l'importanza della cooperazione con l'Ue nella lotta contro il fenomeno" dell'emigrazione clandestina dalla Libia" ed "è al momento impegnato ad aprire vie di mutua cooperazione con l'Ue a questo riguardo". Dopo, quindi, un periodo di attrito con l'Europa, anche sulla questione del possibile affondamento dei barconi dei trafficanti sulle coste libiche, le relazioni tra le due sponde del Mediterraneo paiono rasserenarsi. "Il Governo di Salvezza Nazionale segue con profonda preoccupazione il fenomeno dell'immigrazione illegale attraverso i territori libici verso l'Europa in generale e in Italia in particolare", afferma il comunicato lamentando fra l'altro la "morte di un gran numero" di migranti e "danni ai nostri partner mediterranei, una questione che potrebbe influenzare negativamente la natura della storica relazione fra la Libia e gli Stati del sud del Mediterraneo". L'esecutivo sostiene di aver "posto l'emigrazione illegale in alto fra le sue priorità" e i cinque passi chiesti all'Autorità per l'immigrazione sono stati decisi in un "incontro ad alto livello" svoltosi ieri anche con governatori di municipalità costiere, le quali hanno "un ruolo vitale" nella soluzione del problema. Imprecisate misure di deterrenzaIl governo di Tripoli annuncia inoltre imprecisate "misure di deterrenza" contro l'immigrazione clandestina e si definisce "sostenitore di tutti gli sforzi profusi dai paesi confinanti a questo proposito". Nella nota, quale ulteriore misura non elencata nelle cinque sottolineate come tali, spicca la decisione di "creare una operation chamber per seguire il fenomeno". Cooperazione o nuove vessazioni sui disperati? Ma la cooperazione di Tripoli rischia di trasformarsi in una ulteriore vessazione dei poveracci in fuga da guerre, fame e persecuzioni (anche religiose). Sono stati infatti arrestati ieri a Sabrata, a ovest di Tripoli, quasi 600 migranti (tra loro una donne e 18 bambini) che si apprestavano a partire per l'Italia a bordo di un peschereccio. Lo riferisce l'agenzia libica Lana, citando il portavoce del dipartimento immigrazione della polizia, Mohamed Al-Ghawail. Misure incerte dal punto di vista dei diritti umani Uno "spiegamento di truppe armate per pattugliare i siti da cui viaggiano gli immigrati", è l'ultimo dei passi che il governo di Tripoli ha chiesto di compiere all'"Autorità per l'immigrazione illegale" libica. Le precedenti misure riguardano, in due casi, un "miglioramento" dei centri di detenzione; il "tentativo di deportare i detenuti nei loro paesi di origine". Ma anche "il rivolgersi agli Stati di origine come Mali, Niger e Somalia attraverso il ministero degli Esteri al fine di collaborare per fermare il flusso di immigrati verso la Libia attraverso i confini meridionali".