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EUROPA. Concorsi Ue: no al trilinguismo, sentenza Corte dà ragione all'Italia

martedì 27 novembre 2012
«Con la sentenza odierna della Corte di giustizia dell'Unione Europea sul regime linguistico dei concorsi pubblici per diventare funzionari delle Istituzioni europee, l'Italia consegue un'importante vittoria». È il commento del Ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, alla sentenza della Corte di Giustizia dell'Ue, pronunciata oggi, che stabilisce che la pubblicazione in tre lingue dei bandi di concorso per funzionari Ue costituisce una discriminazione fondata sulla lingua. «Questo eviterà le discriminazioni che derivavano da pubblicazioni effettuate unicamente infrancese, inglese e tedesco. Inoltre, si sancisce il pieno riconoscimento delle pari opportunità per tutti i cittadini europei nei concorsi che, invece, un regime trilinguistico può mettere in pericolo», aggiunge il ministro.  «L'Italia è fortemente impegnata nell'affermare il principio e il valore del multilinguismo e nella tutela dellalingua italiana nell'Unione Europea, rispetto a prassi che tendono a favorire le tre lingue: francese, inglese e tedesco, generando, nei fatti, una penalizzazione dei cittadini di madrelingua diversa", ha aggiunto Moavero. «Tutte le lingue che l'Unione Europea riconosce formalmente come ufficiali hanno eguale dignità e la loro varietà costituisce una ricchezza culturale. Benchè sia innegabile che l'attuale numero di 23 lingue dell'Unione comporti sfide operative, la soluzione non può essere la violazione dei principi dell'Unione stessa, svantaggiando una parte dei cittadini europei. Come riconosce il comunicato della stessa Corte di Giustizia, in una procedura concorsuale volta ad assicurare alle Istituzioni Ue i candidati migliori - ha concluso Moavero - può essere preferibile che questi siano autorizzati a sostenere le prove di selezione nella loro lingua madre o in quella che essi padroneggiano meglio».Il caso contestato è partito nel febbraio e maggio 2007 quando vennero pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione e solo in francese, inglese e tedesco, i bandi di selezione per personale nel settore dell'informazione, della comunicazione e nei media. In essi si chiedeva la conoscenza «approfondita» di una delle 23 lingue e la conoscenza «soddisfacente» di una tra tedesco, inglese e francese. Lingue in cui si sarebbero svolti i test di preselezione, nonchè le prove scritte del concorso. La Corte non solo ha dato ragione all'Italia perchè i bandi devono obbligatoriamente e «senza alcuna eccezione» essere pubblicatisulla Gazzetta Ufficiale in tutte le 23 lingue ufficiali, ma se anche la limitazione a inglese, francese e tedesco della seconda lingua può essere ammessa «dall' interesse del servizio» le regole che limitano la scelta devono prevedere «criteri chiari, oggettivi e prevedibili».