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Transgender. Londra stoppa Edimburgo. No alla legge di modifica dei documenti

Angela Napletano martedì 17 gennaio 2023

Tra Londra e Edimburgo è scontro “al nucleare”. Atomica, in senso figurato, è la portata dello strappo che, ieri, si è consumato tra le due parti. Il governo britannico ha bloccato la legge, varata a dicembre dal Parlamento scozzese, che autorizza i transgender, anche minorenni, a modificare la propria identità sui documenti, in autonomia, come se si trattasse di un autocertificato, senza alcun tipo di istruttoria mediche o amministrativa. Appellandosi all’articolo 35 dello Scotland Act, l’esecutivo di Rishi Sunak, gli sbarra così la strada verso il Royal Consent, il sigillo reale che l’avrebbe resa operativa. Mossa non da poco. È la prima volta che Londra respinge un’iniziativa legislativa maturata a nord del Vallo di Adriano.

Ma qual è la causa del conflitto? Alister Jack, segretario di Sunak per Scozia, ha spiegato che la legge approvata a Holyrood non è compatibile con le norme sul riconoscimen-to dei transgender in vigore nelle altre nazioni britanniche (Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord). Il governo centrale ne fa una questione costituzionale oltre “operativa”. I criteri di riconoscimento del sesso, è il senso della contestazione, devono essere gli stessi su tutto il territorio perché da quelli dipendono politiche, come l’assegnazione dei detenuti ai penitenziari (maschili o femminili), di pertinenza comune. Nasce da qui l’invito a rimettere mano al testo. «Spero che potremo lavorare insieme – ha sottolineato Jack - per trovare una soluzione costruttiva ».

Durissima è stata la risposta di Nicola Sturgeon, premier locale e leader dello Scottish National Party. Questo, ha tuonato, «è un oltraggio » alla democrazia scozzese. «Ci difenderemo», ha aggiunto, evocando una battaglia “vigorosa”. Anche a suon di ricorsi fino alla Corte Suprema. Il risultato dell’altolà ordinato da Downing Street rischia di buttare benzina sul fuoco dell’istanza secessionista. Ma Sunak, del resto, era stato avvertito. Jamie Greene, deputato Tory a Holyrood, ha raccontato al Times di avergli scritto una lettera esortandolo a non fermare la legge perché «passeremmo per quelli che hanno fatto a pezzi l’accordo sulla devoluzione». Nella stessa giornata, ieri, l’Alta Corte di Londra ha bocciato l’istanza presentata dalle associazioni Lgbt che denunciavano le lunghe liste di attesa per i trattamenti ormonali necessari alla transizione di genere. La Società psicoanalitica Italiana ha invece sollevato a Aifa e governo forti perplessità sui farmaci bloccanti della pubertà. È la prima società scientifica a esporsi sul tema.