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Myanmar. L'ultimo processo farsa a Suu Kyi porta la condanna a 33 anni

Fabio Carminati venerdì 30 dicembre 2022

La premio Nober Aung San Suu Kyi ha 77 anni: è in cella dal golpe del febbraio 2021

Come un rullo compressore, la giunta militare birmana continua a tentare di stritolare la volontà della figura simbolo della resistenza nel Mianmar: l'ex presidente premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, 77 anni, rischia di restare in carcere per altri 33i, dopo l'ultima condanna a sette anni di detenzione con l'accusa di corruzione in relazione all'acquisto, alla riparazione e al noleggio di un elicottero da utilizzare durante i disastri naturali e gli affari di Stato, compresi i soccorsi e le emergenze. La sentenza è stata emessa da un tribunale di Myanmar in una sessione che si è svolta a porte chiuse e che mette fine al procedimento penale a suo carico durato 18 mesi, iniziato praticamente subito dopo il golpe. Arrestata nel febbraio del 2021 dopo il colpo di stato militare che l'ha deposta, Aung San Suu Kyi rischia adesso anche tre anni di lavori forzati. In precedenza Suu Kyi è stata condannata per molteplici reati - dalla corruzione al possesso illegale di walkie-talkie e alla violazione delle restrizioni del Covid - ed è detenuta in isolamento in una prigione della capitale Naypyidaw. Tytte imputazioni “pretestuose” che la leader er i suoi legali rigettano

"Tutti i suoi casi sono stati conclusi e non ci sono più accuse contro di lei", ha detto una fonte processuale, che ha chiesto l'anonimato in quanto non autorizzata a parlare con i media. Suu Kyi è apparsa in buona salute, ha aggiunto la fonte. Anche in questa ultima u’dienza, ai giornalisti è stato impedito di assistere alle udienze e agli avvocati di Suu Kyi è stato vietato di parlare con i media. Dall'inizio del processo, Suu Kyi è' stata vista solo una volta - in foto sgranate dei media statali ritratta in un'aula di tribunale spoglia - e si è affidata agli avvocati per trasmettere messaggi al mondo.

La situazione non è comunque destinata, in tempi brevi a migliorare, nonostante l’isolamento internazionale (anche da parte degli organismi regionali) a cui il Paese è sottoposto. Secondo un gruppo di monitoraggio locale, il Myanmar e' in subbuglio dal giorno del colpo di Stato e da allora più di 2.600 persone sono state uccise nella repressione del dissenso da parte dei militari. Bersaglio dei militari di regime soprattutto i villaggi delle regioni settentrionali dove la resistenza ha forti appoggi e dove il regime non ferma le repressioni bombardando intere zone. Senza risparmiare anche i bambini. La giunta militare avrebbe ucciso 165 bambini soltanto nel 2022, secondo il governo di unità nazionale (Nug) dell'opposizione in esilio del Paese: numeri appoggiati da testimonianze e immagini. Secondo i loro dati, il 78% in più di bambini è morto quest'anno per mano dei militari rispetto al 2021.