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AFRICA. Un mese dopo il referendum, il Sud Sudan vuole la pace

Paolo M. Alfieri giovedì 2 giugno 2011
Resta ancora molto tesa la situazione tra il governo sudanese e il Sud Sudan dopo l’occupazione militare da parte di Khartum della zona contesa di Abyei. Martedì i rappresentanti dei due governi hanno sì raggiunto un’intesa per la creazione di una zona smilitarizzata lungo la frontiera comune, ma dall’accordo è rimasta fuori proprio la questione della regione di Abyei, ricca di giacimenti petroliferi e di terra fertile. Da qui sono fuggite circa 150mila persone dopo l’occupazione militare delle truppe del Nord. Per quanto riguarda l’intesa raggiunta martedì, si parla dell’istituzione di un’area cuscinetto che sarà controllata e pattugliata congiuntamente dalle forze delle due entità in cui, a partire dal 9 luglio prossimo con l’indipendenza definitiva del Sud, sarà suddiviso il Paese africano. L’area-cuscinetto si chiamerà Zona di Confine Comune e sarà gestita da una commissione paritetica, nella quale siederanno i rispettivi ministri della Difesa, i capi di stato maggiore, i responsabili dei due servizi segreti e delle rispettive polizie, come pure altri emissari dei due governi. Resta però, come una spada di Damocle sulla tenuta della pace dopo oltre due decenni di guerra, il nodo di Abyei, così come la spartizione dei proventi degli idrocarburi. In base a un arbitrato internazionale, la regione sarebbe dovuta andare al Sud Sudan, ma si è poi deciso di affidarla provvisoriamente in amministrazione fiduciaria a una speciale commissione Onu, in attesa di una più precisa demarcazione dei suoi confini. I residenti della zona avrebbero dovuto partecipare a gennaio a un referendum per decidere se dipendere da Khartum o far parte del nascente Sud Sudan, ma la consultazione è stata poi rinviata a tempo indeterminato. La disputa rischia di scatenare l’ennesimo conflitto inter-sudanese.