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120mila morti in 7 anni. Messico, silenzio contro la violenza

Lucia Capuzzi lunedì 24 novembre 2014
Non solo Iguala. La scomparsa dei 43 studenti è la cartina di tornasole del Messico della narcoguerra. In sette anni, oltre 120mila persone sono morte ammazzate, gli sfollati sono decine di migliaia, i desaparecidos più di 27mila. Tra loro c’è José (il nome è di fantasia per questioni di sicurezza), sparito nel settembre 2010 mentre tornava a casa al termine del turno di notte al lavoro. “Quando mi hanno chiamato per dirmi che non era rientrato, ho iniziato a tremare. Con le ultime forze sono a malapena riuscito ad offrire quel dolore a Dio”, racconta ad Avvenire la madre Berta. Insieme al marito Antonio, Berta è parte della comunità di Focolari di Ciudad Netza. “Lo abbiamo cercato dappertutto – aggiunge l’uomo -: negli ospedali, alla polizia, alla Croce Rossa, ovunque. Era un continuo riconoscere il volto di Gesù Crocifisso e Abbandonato in ogni “no” che incassavamo”. Ad acuire la sofferenza di Berta e Antonio era il disinteresse delle autorità. “Prendevano la nostra tragedia con una leggerezza impressionante, così abbiamo deciso di proseguire da soli”. Per oltre tre anni, questa coppia ha continuato a cercare instancabilmente il figlio perduto. “Poi, il 12 dicembre 2013, la Morenita (Vergine di Guadalupe, ndr) ci ha fatto il dono di farci ritrovare almeno il nostro José: il suo corpo era in una fossa comune. Almeno abbiamo potuto dargli una sepoltura degna”, conclude la madre. Questo giovane a cui una violenza insensata ha impedito di compiere 30 anni è, proprio come gli studenti di Iguala, un simbolo del Messico dolente. Che, in questi giorni, continua a scendere in piazza per chiedere al governo del presidente Enrique Peña Nieto di frenare i narcos. Anche i Focolari hanno espresso “ripudio e indignazione” per il quotidiano perpetrarsi della “desaparición”- Il movimento ha inoltre decido di lanciare un’iniziativa concreta per promuovere la pace in Messico. Ad ogni credente – di qualunque fede – viene chiesto di osservare un minuto di silenzio e preghiera per la pace, ogni giorno, alle ore 12. Un segno visibile e concreto di solidarietà con ogni persona che soffre. E di speranza: perché, a dispetto dei narcos, il futuro del Messico è nelle mani dei suoi cittadini.