Mondo

Street View è sotto accusa in molti Paesi. L’occhio di Google ora vede «troppo»

Alessandro Bonini domenica 14 novembre 2010
Acclamato dal popolo di Internet, ma inseguito dalle autorità di control­lo di mezzo mondo. Sembra essere questo il destino di Google, il colosso del Web finito di nuovo sotto accusa per pre­sunte violazioni della privacy. Nell’occhio del ciclone c’è ancora Street View, il servizio che grazie alle immagini girate da una tele­camera consente di 'passeggiare' virtual­mente per le strade di oltre trenta Paesi.A bordo della cosiddetta Google Car, la vet­tura da cui si effet­tuano le riprese, i tec­nici della compagnia hanno catturato «ac­cidentalmente » an­che un numero im­precisato di dati per­sonali, che è stato possibile captare at­traverso le reti non protette. Per questo nei giorni scorsi la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta a carico dell’azienda a­mericana. Il fascico­lo, affidato al pm Eu­genio Albamonte, è al momento a carico di ignoti. L’accusa è quella di interferenze illecite nella vita pri­vata. I casi riguarda­no però decine di al­tri Paesi. Fatti accer­tati, indiscutibilmen­te, proprio perché a rivelarli è stata la stes­sa Google, in un co­municato pubblicato nel maggio scorso sul proprio blog ufficia­le, come è abitudine della compagnia.Ciò che gli investiga­tori vogliono verifica­re è se i dati imma­gazzinati da Google, comprese im­magini e «frammenti» di messaggi di posta elettronica, possono far ri­salire all’identità degli utenti. De­nunce, oltre che dall’Italia, sono giunte nelle ultime settimane da Canada, Spagna, Repubblica Ceca e Regno Unito. Negli Stati Uniti l’a­zienda ha ricevuto una piena asso­luzione, da parte della Federal Tra­de Commission, mentre l’authority delle comunicazioni, che ha aper­to una propria inchiesta, deve an­cora pronunciarsi. Nell’Oregon e in diversi altri stati americani è parti­ta una raffica di cause civili, con richieste di danni per milioni di dollari.Ma la "fuga" di dati personali, come ha spie­gato Google, è avvenuta anche in Australia, Austria, Belgio, Brasile, Danimarca, Finlan­dia, Francia, Germania, Grecia, Hong Kong, Ungheria, Irlanda, Giappone, Lussembur­go, Macao, Messico, Nuova Zelanda, Nor­vegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Roma­nia, Singapore, Sud Africa, Corea del Sud, Svezia, Svizzera e Taiwan. In Canada, il Com­missario alla privacy, Jennifer Stoddart, ha spiegato che in base ai risultati dell’inchiesta «Google ha effettivamente catturato informazioni personali, in alcuni casi estre­mamente sensibili, come interi messaggi di posta elettronica, indirizzi email e numeri di telefono». Stoddart ha confermato che si è trattato di un errore, il quale tuttavia «a­vrebbe potuto essere facilmente evitato». Perciò ha ordinato alla compagnia di mi­gliorare le condizioni di sicurezza e di di­struggere i dati in suo possesso, fissando un ultimatum per mettersi in regola al primo febbraio 2011.Le dichiarazioni dell’authority canadese hanno fatto ripartire un’indagine prece­dentemente aperta in Gran Bretagna. A ciò si aggiungono le polemiche per le presunte violazioni della privacy da parte delle "Goo­gle Cars", le vetture che montano la teleca­mera e scorrazzano per le città registrando le immagini destinate a Internet. Spesso nel­le inquadrature finiscono inconsapevoli passanti o particolari degli edifici, come giar­dini privati, finestre e balconi, poiché l’oc­chio della telecamera gira a 360 gradi a livello del marciapiede. Un servizio "cartografico" utilissimo se si deve raggiungere una desti­nazione, ma che pone interrogativi sul ri­spetto della sfera privata. In Germania, il governo federale ha lancia­to un sondaggio fra gli abitanti delle venti città immortalate da Street View. Circa 250mila tedeschi hanno risposto chieden­do di rendere irriconoscibili le proprie abi­tazioni. Google ha cantato vittoria, soste­nendo che dopo tutto si tratta solo del 3% della popolazione interessata. Al tempo stes­so però le 'cancellazioni' riguarderanno molti più utenti, poiché dovranno essere "ri­mossi" interi edifici. L’iniziativa tedesca ha dichiaratamente ispirato il nostro Garante della privacy, Francesco Pizzetti, che nei giorni scorsi ha disposto un perimetro di re­gole entro il quale si dovranno muovere le "Google Cars".Dopo l’iniziale curiosità e qualche 'pecca­tuccio' di valutazione da parte dei media, come i resoconti boccacceschi sulle ragaz­ze sorprese dalla telecamera in piscina, i go­verni stanno dunque passando ai fatti. Sul blog ufficiale di Google, il vicepresidente del settore Engineering & Research, Alan Eusta­ce, è tornato a scusar­si per gli incidenti pro­vocati da Street View, promettendo che non si ripeteranno. L’a­zienda, si legge nel "post", ha predisposto nuovi piani di adde­stramento per il suo personale e nominato un proprio 'garante' interno per il rispetto della privacy. Gli Stati Uniti sembrano essersi finora ac­contentati delle rassicurazioni offerte dalla compagnia. La Federal Trade Commission ha appena comunicato la chiusura delle in­dagini senza alcuna sanzione per Google. Secondo quanto scrive il Washington Post , tale provvedimento evidenzia il «solco» esi­stente tra gli Stati Uniti, dove c’è ormai un’a­bitudine allo «scambio di informazioni», e l’Europa, dove le leggi proteggono in ma­niera «estensiva» la privacy dei cittadini. Un divario «culturale» che al colosso di Internet potrebbe costare multe salate.In Germania «cancellati» edifici dopo le proteste di 250mila cittadini A Roma s’indaga per interferenze illecite nella vita privata