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Francia sotto attacco. Strage di Parigi, cinque domande per capire

Daniele Zappalà sabato 14 novembre 2015
All'indomani della strage di Parigi, ecco alcune domande per capire cosa c'è dietro la strategia terroristica.1) Cosa si sa degli attentatori? Secondo fonti d’inchiesta, sono entrate in azione in serata «tre squadre» d’attentatori, fra loro coordinate: almeno 7 persone. Sarebbero tutti morti e si stima che i 3 kamikaze ritrovati attorno allo Stade de France erano ventenni. Non ci sarebbero dunque fuggitivi, ma altre fonti evocano invece la ricerca di un veicolo con «persone armate» a bordo. Secondo l’agenzia Afp, presso la sala di concerto Bataclan, epicentro della principale strage, è stato ritrovato il corpo di un kamikaze che, a partire dalle prime verifiche con il registro delle impronte digitali, corrisponde a un uomo di nazionalità francese già noto ai servizi di intelligence. In uno dei luoghi delle stragi, è stato anche trovato un passaporto siriano che potrebbe appartenere a un kamikaze. 2) C'erano segnali premonitori? Nella giornata di venerdì, due allarmi bomba ravvicinati avevano già alimentato un clima di paura. Il primo, proprio presso l’Hotel Molitor dove alloggiava la nazionale di calcio tedesca poi scesa in campo in serata nell’amichevole con la Francia allo Stade de France, uno degli epicentri dell’orrore serale. L’altro allarme aveva invece portato all’evacuazione della Gare de Lyon, molto centrale e non distante dai luoghi degli attentati serali in centro. 3) Da cosa è stato motivato questo attacco plurimo? L’organizzazione terroristica jihadista IS ha rivendicato via internet tutti gli attentati. Nell’inquietante comunicato, si cita in particolare l’intervento militare francese in Siria contro le postazioni mediorientali dei terroristi. 4) Le misure di sicurezza annunciate da Hollande sono condivise dai francesi? Data la gravità del cataclisma terroristico, lo stato di emergenza e le altre misure eccezionali sembrano condivisi. Ma simbolicamente, alcuni commentatori hanno evocato la necessità di non prolungare eccessivamente il divieto su tutto il territorio nazionale di ogni manifestazione di piazza, proprio come i maxi-cortei dell’11 gennaio che avevano permesso all’«anima democratica» francese di rialzare la testa subito dopo gli attentati inagurati dalla strage alla redazione di Charlie Hebdo.  5) Quali sono oggi i sentimenti dei francesi verso le comunità islamiche? Un certo pudore circonda questo punto, finora poco evocato nei discorsi pubblici del mondo politico e intellettuale, ad eccezione della leader ultranazionalista Marine Le Pen, che ha chiesto subito la chiusura di «tutte le moschee radicali». I media hanno dato il microfono anche a dei parigini di confessione musulmana che si dicono sconvolti. Fra quelli di origine algerina, c’è chi dice di «rivivere» il clima di violenza dell’epoca nera del terrorismo jihadista in Algeria.