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MEDIORIENTE. Siria, a Roma più decisi ad aiutare i ribelli

giovedì 28 febbraio 2013
Più aiuti materiali direttamente ai ribelli siriani «per modificare gli equilibri sul terreno» nella rivolta contro Bashar al-Assad: è questo il risultato della riunione di alto livello sulla Siria che si è svolta oggi a Villa Madama, in cui il neo-segretario di Stato americano, John Kerry, ha annunciato l'invio di viveri e assistenza medica per 60 milioni di dollari, pari a 46 milioni di euro.Gli undici Paesi “Amici della Siria” hanno incontrato il leader della Coalizione nazionale siriana, Moaz al Khatib, a cui hanno assicurato «più aiuti politici e materiali» affinchè si possa «modificare l'equilibrio delle forze sul terreno», nella rivolta contro Bashar al-Assad iniziata nel marzo 2011. Inoltre i Paesi “Amici della Siria” «coordineranno gli sforzi» per «rafforzare il popolo siriano e sostenere il Comando militare supremo dell'Esercito libero affinchè possa esercitare la legittima autodifesa».«Il tempo è scaduto, Assad deve lasciare il potere», è stata l'esortazione lanciata da Kerry, al termine della riunione. Il capo della diplomazia Usa ha annunciato i nuovi aiuti americani all'opposizione, una risposta «alla continua brutalità di Assad», che riceve sostegno «da Hezbollah e iraniani». Il segretario di Stato ha ribadito che Washington insiste per una «soluzione politica» al conflitto siriano, cheha già fatto più di 70mila morti, ma gli aiuti diretti al comando militare (e non più solo assistenza logistica e umanitaria all'opposizione) è un segnale dopo le cautele legate alla presenza di forze jihadiste nel fronte anti-Assad.Gli americani hanno già inviato in Siria aiuti per 385 milioni di dollari, pari a 293 milioni di euro. «Facciamoquesto - ha sottolineato Kerry - perchè la Siria si rialzi, la posta in gioco è troppo alta».L'incontro di Roma si è svolto 48 ore prima della riunione della Coalzione nazionale siriana a Istanbul che dovrà designare un primo ministro e un governo per amministrare le zone della Siria liberate dal controllo del regime. Il leader Al Khatib ha chiesto agli “Amici della Siria” di «impegnarsi o costringere il regime ad accettare corridoi umanitari, per Homs assediata da 250 giorni, e Deraa, culla del movimento di protesta pacifico». Inoltre ha lanciato un nuovo appello a inviare armi: «Bisogna dare al popolo rivoluzionario ogni mezzo per difendersi», ha detto.Tra le richieste formulate da Khatib nel corso della riunione a Villa Madama, quella di mantenere «l'unità territoriale della Siria», descritta come «linea rossa invalicabile». Definendo "pacifica" la rivoluzione siriana, dove «è stato il regime a costringere il popolo a prendere le armi», Khatib ha chiesto ai ministri presenti a Roma di agire per «fermare il rifornimento di armi al regime siriano».«Non voglio più sentir parlare di terrorismo», ha proseguito Khatib riferendosi alle accuse rivolte a una parte della rivoluzione siriana, e invitando la comunità internazionale a «guardare al sangue dei bambini più che alla lunghezza delle barbe dei combattenti. Non voglio più sentire parlare di armi chimiche», ha aggiunto il leaderdell'opposizione, sottolineando come «le distruzioni compiute dal regime vanno oltre quelle compiute con armi chimiche». In Siria, intanto, un'autobomba è esplosa in un sobborgo di Homs controllato dal regime e ha causato morti e feriti. Ad Aleppo i ribelli hanno preso il controllo della moschea degli Omayyadi di Aleppo, la più grande e antica della città.