Mondo

120 organizzazioni. Appello per la Siria: «Cessate il fuoco»

giovedì 21 gennaio 2016
La guerra in Siria si sta avviando verso il suo sesto anno. Ma il colloqui di pace non decollano. Anzi rischiano un ulteriore slittamento. In questo triste contesto più di 120 organizzazioni umanitarie e agenzie delle Nazioni Unite (tra cui Caritas International, Oxfam, Save the Children e 30 rami dell'Unicef) hanno rilasciato un appello congiunto, chiedendo ai Governi e a tutte le persone nel mondo di far sentire la propria voce per chiedere la fine della crisi in Siria e della carneficina. Occorre, si afferma nell'appello, sollecitare tutte le parti a raggiungere un accordo per il cessate il fuoco e trovare la strada della pace.

IL TESTO DELL''APPELLO CONGIUNTO DI 120 ORGANIZZAZIONI

I numeri. Ormai la gente in fuga dalle proprie case non si conta più. Si calcola poi che 13,5 milioni di persone all'interno della Siria hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente. Di questi 6,6 milioni sono sfollati. Inoltre ci sono 4,6 milioni di siriani espatriati. In quanto alle vittime l'Onu calcola almeno 250mila morti. Le organizzazioni chiedono: il libero accesso in Siria a tutte le organizzazioni umanitarie che portano aiuti immediati a chi ne ha bisogno; tregue umanitarie e incondizionate, un cessate il fuoco monitorato per consentire di portare cibo e assistenza ai civili, vaccinazioni e altre campagne sanitarie e riportare a scuola i bambini; la fine degli attacchi alle infrastrutture civili; libertà di circolazione per tutti i civili e revoca immediata di tutti gli assedi messi in atto da tutte le parti.  

LE ONG ITALIANE: EMBARGO INUTILE E DANNOSO

Ma la conferenza di pace di Ginevra 3 sulla crisi in Siria, prevista per lunedì 25 gennaio, potrebbe essere rimandata al 31 gennaio. È quanto rivelano fonti diplomatiche europee, secondo le quali l'Onu inizierà a distribuire gli inviti alle parti coinvolte all'inizio della prossima settimana. Solo dopo che le parti internazionali troveranno un accordo sulla data e sulla composizione della delegazione dell'opposizione siriana, infatti, l'inviato dell'Onu per la Siria Staffan De Mistura manderà gli inviti agli interessati. L'alto comitato per i negoziati scaturito dalla conferenza di Riad dell'opposizione siriana ha annunciato ieri che la sua delegazione sarà composta da un primo team di 17 negoziatori che rappresentano l'opposizione politica e militare, da una squadra di riserva e da una di esperti, per un totale di 60 rappresentanti. Gli Stati Uniti alla Turchia: serve maggiore impegno. Il capo del Pentagono, Ashton Carter, ha aggiunto che la priorità della Turchia, membro della Nato, è ottenere maggiore controllo sulla sua "estesa e complicata frontiera" con l'Iraq e la Siria. "La frontiera turca è un posto dove i combattenti dell'Isis vanno avanti e indietro e dove sono fornite logistica e scorte per l'Isis", ha affermato Carter che ha concluso: "Vorremmo vedere anche la Turchia fare di più", ha aggiunto. Aleppo come Sarajevo. "Il mondo ha dimenticato Aleppo, la città martire della Siria. Da cinque anni siamo senz'acqua, da quattro mesi viviamo al buio", "le condotte d'acqua sono state sabotate dal Daesh, dopo che il Governo non concedeva più gasolio per pompare acqua dai pozzi. Ovunque macerie, sofferenze e morti. Il popolo di Aleppo ha perso ogni speranza". Lo dice al Mattino Shahan Sarkissian, arcivescovo armeno di Aleppo, raccogliendo il paragone della tragedia della sua città con quella vissuta da Sarajevo. "Se l'Occidente non lascerà ai siriani il compito di ritrovare tra se stessi la pace, la guerra sarà permanente, quotidiana. Il conflitto ci è imposto da potenze straniere che non vogliono che i siriani dialoghino tra di loro. Gli Stati Uniti, l'Ue, l'Arabia Saudita, il Qatar, la Francia perseguono solo i loro interessi particolari". La situazione ad Aleppo, sottolinea, "è gravissima, ai limiti della sostenibilità umana. Il mondo non ne parla, assiste al massacro di un popolo". "È fallito il piano di esportazione della democrazia in Medio Oriente - prosegue l'arcivescovo - L'obiettivo del Daesh è seminare paura. Giustamente si ricordano le vittime degli attentati di Parigi, del Belgio, della Germania ma nessuno ricorda nel mondo 250mila siriani uccisi. Le vittime del terrorismo si rispettano ovunque. In Europa lo Stato islamico non potrà mai radicarsi, mancano le fondamenta religiose".