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MEDIO ORIENTE. Siria, forze di sicurezza sparano ai funerali: cinque morti

sabato 21 maggio 2011
Cinque persone sono state uccise a Homs, in Siria, quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro le migliaia di persone che partecipavano al funerale di otto dimostranti uccisi ieri. Lo ha riferito un attivista dei diritti umani sul posto, spiegando che decine di persone sono rimaste ferite a causa degli spari. L'attivista ha parlato con la condizione dell'anonimato per timore di ritorsioni. Un gruppo per la difesa dei diritti umani nel Paese ha intanto alzato il numero delle vittime della sola giornata di ieri a 44: si tratta così del numero più alto di vittime nel Paese in un giorno di proteste, da quando queste sono iniziate due mesi fa contro il regime di Bashar Assad. Da allora, almeno 900 civili sono stati uccisi.In seguito alle manifestazioni per la democrazia, le forze di sicurezza siriane hanno fatto irruzione nella sede a Qamishli dell'Associazione democratica assira (Ado), della locale minoranza cristiana, e hanno arrestato «decine» di persone. Lo riferisce la stessa Associazione, aggiungendo che nel corso dell'irruzione, le forze di sicurezza hanno anche danneggiato o confiscato materiali che erano negli uffici.LE VITTIME DEL VENERDI'Nel giro di poche ore è salito ad almeno 27 morti accertati il bilancio della repressione delle nuove manifestazioni contro il regime che si sono susseguite anche oggi in Siria per il decimo venerdì festivo di fila, soprannominato il Venerdì della Libertà. Decine di migliaia di dimostranti sono scesi per strada dopo la tradizionale preghiera settimanale a Homs, Deraa, Hama, Damasco, Latakia, Banias e nel Kurdistan siriano, a Qamshili, nonostante un massiccio dispiegamento di forze dell'ordine, con i carri armati a presidiare le maggiori città del Paese.A Homs, nel centro della Siria, sono state uccise dieci persone, tra cui un bambino di 7 anni, e altrettante a Maaret al-Naamane, situata nella parte occidentale, vicino a Idlib e al confine turco. Le altre vittime si sono registrate nei sobborghi di Deraa, la città meridionale epicentro da marzo della rivolta, a Daraya, un quartiere periferico della capitale Damasco, nel porto di Latakia e infine a Deir Ezzor, all'est.La tv di Stato siriana ha però smentito la notizia delle uccisioni e ha negato che durante i cortei siano avvenuti scontri con la polizia. Alcuni attivisti da Homs, hanno raccontato che le forze di sicurezza hanno preso d'assalto un ospedale locale, portando via i feriti e i corpi di alcuni dimostranti uccisi nelle proteste. Manifestazioni anche a Ain Arab nel Kurdistan vicino ad Aleppo, seconda città della Turchia, dove a migliaia hanno manifestato con rami di ulivo in mano, scandendo slogan contro la violenza e in favore della libertà e della democrazia. Anche a Banias, centinaia di uomini(tra cui molti a petto nudo per dimostrare di essere disarmati) donne con bambini in braccio hanno marciato per le vie della città, ha reso noto da Londra, Rami Abdel Rahman, dell'Osservatorio siriano per i diritti umani.Al confine turco, un gruppo di attivisti ha manifestato contro la repressione del regime siriano e in favore delle richieste di libertà e democrazia del popolo. Non si ferma neanche la propaganda del regime della televisione di stato, che ha smentito seccamente la repressione delle forze di sicurezza contro i manifestanti, e ha mostrato invece, immagini di un corteo pro Assad ad Aleppo.Le violenze di oggi giungono dopo la stretta della comunità internazionale, che ha varato una nuova tornata di sanzioni che comprendono anche misure contro Assad, e al richiamo di Obama al presidente siriano - subito criticato da Damasco - ad attuare riforme o lasciare il potere pronunciato nel suo discorso di ieri sul Medioriente. Stime delle Ong parlano di un bilancio molto pesante: tra 700 e 900 morti e migliaia di arresti dall'inizio della rivolta a Deraa il 15 marzo scorso, mentre l'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati, ha fatto sapere che nelle ultime settimane, per fuggire alle violenze, oltre 1400 persone, a maggioranza donne e bambini, bisognosi di cure e assistenza psico-sociale hanno attraversato il confine rifugiandosi in Libano. LUNEDI' SANZIONI UE CONTRO ASSADUn nuovo pacchetto di sanzioni contro esponenti del regime siriano, tra cui il presidente Bashar el-Assad, verrà discusso dai ministri degli Esteri dei Paesi Ue nel vertice di lunedì prossimo a Bruxelles. Lo ha reso noto il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, nel consueto briefing settimanale con la stampa, spiegando che la proposta di nuove sanzioni a livello europeo "è stata discussa e c'è consenso a livello tecnico" e "anche a livello politico". Il nuovo pacchetto, ha spiegato Massari, estenderà a un'altra decina di membri del governo siriano, tra cui lo stesso Assad, le sanzioni già disposte alcuni giorni fa dall'Ue a carico di 13 esponenti del regime coinvolti nelle violenze contro i civili. I provvedimenti, ha precisato il portavoce della Farnesina, riguarderanno "il congelamento dei beni, il 'travel ban' e l'embargo sulla vendita delle armi".IN LIBANO 4MILA PROFUGHISono circa 4mila le persone fuggite dalle violenze in Siria e giunte nel nord del Libano nelle scorse settimane, secondo le stime rese note oggi a Ginevra dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur). In maggioranza si tratta di donne e bambini. L'Acnur e i suoi partner - ha detto un portavoce - stanno lavorando con il governo libanese nelle zone di frontiera di Wadi Khaled e Tall Biri nel nord del Libano per aiutare le famiglie fuggite dalla Siria. Secondo le autorità libanesi locali circa 1.400 persone sono giunte la scorsa settimana dalla città siriana di Tall Kalakh. Sommati agli arrivi già registrati dalla fine di aprile, le autorità locali stimano a circa 4mila i siriani giunti recentemente in Libano, ha detto il portavoce. Tuttavia è difficile confermare un numero esatto delle persone fuggite dalla vioenta respressione delle rivolte anti-regime in Siria.Molti profughi sono giunti senza niente. La  maggior parte ha trovato rifugio presso parenti o famiglie, mentre alcuni risiedono temporaneamente in una scuola.