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Siria, esodo dei curdi: 130mila in Turchia

lunedì 22 settembre 2014
Non si ferma l'esodo dei curdi siriani in fuga dai sanguinari jihadisti dell'Isis. Stando ai dati diffusi dal vice premier turco Numan Kurtulmus, sono 130.000 i profughi arrivati in meno di tre giorni. "Siamo preparati allo scenario peggiore, ossia un afflusso di centinaia di migliaia di profughi". L'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) ieri parlava di almeno 100mila in 48 ore. Secondo quando riporta la Bbc, Ankara avrebbe iniziato a chiudere alcuni valichi di frontiera. Intanto i curdi in Turchia hanno levato un nuovo appello alle armi per difendere il loro popolo in Siria, minacciato dall'offensiva degli estremisti dello Stato islamico.

L'avanzata dei jihadisti. I miliziani islamisti hanno conquistato decine di decine di villaggi lungo il confine tra Turchia e Siria e adesso puntano a una strategica città di frontiera, Ain al-Arab, chiamata dai curdi Kobane. Secondo fonti sul terreno, i jihadisti sono ormai a una manciata di chilometri dalla città, la cui conquista consentirà all'Isis di consolidare il controllo su tutta la fascia settentrionale della Siria. 

Proprio per consentire l'ingresso dei curdi fuggitivi, venerdì Ankara ha deciso di aprire un tratto della frontiera, organizzando otto punti di transito lungo un arco di 30 chilometri. Da allora il flusso dei rifugiati in fuga dal terrore jihadista non si è fermato, creando allarme tanto nel governo di Ankara (che teme di non reggere al gravoso impegno di accogliere un numero così imponente di persone) che all'Onu, che domenica ha promesso di intensificare il suo sforzo.

L'appello dei curdi di Turchia. Intanto i curdi in Turchia hanno levato un nuovo appello alle armi per difendere il loro popolo. Il Pkk, il Partito del Lavoratori del Kurdistan, che per decenni ha lottato contro il governo centrale di Ankara per chiedere maggiore autonomia per i curdi, ha rinnovato l'appello ai giovani curdi che abitano nella zona sud-orientale della Turchia, perché imbraccino le armi e vadano a difendere la loro gente. Secondo quanto riferisce l'agenzia filo-curda Firat, il gruppo ha chiesto una "mobilitazione" perché "il giorno della gloria e dell'onore è arrivato".