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IL VERTICE. Bilancio europeo, è sfida L'Italia è pronta al veto

Eugenio Fatigante giovedì 7 febbraio 2013
​Il bilancio europeo deve puntare «sulla crescita» e la posizione dell’Italia «deve migliorare», sia «per quanto riguarda i contributi che verserà all’Ue che viceversa». Mario Monti vola oggi a Bruxelles puntando le sue carte sul difficile vertice per il bilancio dell’Unione 2014-20. Vertice che, alla vigilia, vede salire la pressione sui 27 governi nazionali: se, dopo il rinvio già decretato a novembre 2012, entro domani i leader non troveranno un’intesa sulle spese dei prossimi 7 anni, l’Europa rischia di piombare nel caos.Monti teme, in più, i riflessi di una campagna elettorale senza esclusione di colpi, che non gli permette di tornare a casa a mani vuote. Nel suo primo vertice europeo da candidato premier, il Professore è sotto la lente di ingrandimento non solo del fronte berlusconiano, che già lo accusa di essere «il candidato della Merkel», ma anche del Pd di Bersani, che non a caso ieri lo ha "avvertito": «Bisogna andare avanti sull’Europa, ma nel frattempo non possiamo accettare che vengano tagliati i fondi sul lavoro e sulla crescita, sulla ricerca e su settori come quello agricolo. Su quel punto dobbiamo resistere».E Monti ha intenzione di farlo, come ha chiarito più volte arrivando, se necessario, fino al veto. Specie se dovesse venir meno un asse forte come quello che gli permise di "battere i pugni sul tavolo" nel giugno scorso, appoggiato da Francia e Spagna. «Il presidente dovrà eventualmente dire no anche da solo, in isolamento, qualora ci si trovasse di fronte a una situazione contraddittoria con gli obiettivi della visione europea che abbiamo e con le "linee rosse"» dell’Italia, ha spiegato in Parlamento il ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero, "braccio destro" di Monti in ogni trattativa europea (stavolta ci saranno anche i ministri Barca e Catania).Le linee da non violare si chiamano "fondi per le politiche agricole e di coesione" (e qui l’accordo con la Francia, prima beneficiaria dei Pac, c’è), ma anche e soprattutto riduzione del saldo netto negativo: l’Italia dal 2001 è contributore netto del bilancio Ue e nel 2011 il saldo netto passivo è stato pari a circa 6 miliardi (il maggiore dell’Unione in rapporto al Pil). Roma, in sostanza, paga troppo. Per questo «se la situazione dovesse rimanere tale, noi diremmo no», ha assicurato Moavero prima di riferire che gli ulteriori tagli complessivi di cui si parla vanno «dai 30 ai 40 miliardi, da sommare agli 80 già proposti in novembre». Il ministro resta convinto che anche questa volta saranno Italia, Francia e Spagna «che dovranno decidere cosa fare». Dopo l’inedita alleanza con la Gran Bretagna che a novembre portò appunto a un rinvio, una prima apertura, che ha tutto il sapore di una concessione all’Italia, è arrivata intanto dalla Germania. «Si cercherà di avere una relazione ragionevole fra la partecipazione dei contribuenti netti e la loro situazione – ha detto una fonte di governo –. La situazione della Germania peggiorerà, e forse quella di altri migliorerà». E in serata fonti diplomatiche da Bruxelles hanno confermato che dall’ultima bozza che Van Rompuy porterà oggi alla discussione l’Italia esce «benino», con in particolare i tagli all’agricoltura che si ridurrebbero a poco meno di 6 miliardi di euro. Fin qui la trattativa europea. Ma l’obiettivo ora è anche un altro: dimostrare agli italiani che un Paese forte a Bruxelles può influire sulle loro tasche.