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La scheda. Siria, il disarmo chimico procede a rilento

sabato 12 aprile 2014
Chi non ricorda le lunghe file di cadaveri, i bambini che faticavano a respirare e avevano la bava alla bocca: le immagini della strage di Ghouta, del 21 agosto 2013, hanno sconvolto il mondo, riportando alla memoria altre tragiche sequenze di morte, a cominciare da quelle di Halabja, la città curda "gasata" da Saddam Hussein nel 1998. Quel 21 agosto i morti sono stati almeno 1.300, con ribelli e regime che si rimpallano ancora oggi la responsabilità. Una missione Onu incaricata di indagare sulla vicenda ha concluso che su Ghouta, quel giorno, sono piovuti "350 litri di gas sarin" sparati con missili terra-aria. "Le armi chimiche sono state utilizzate contro i civili, inclusi bambini, su relativamente larga scala", si legge nel dossier. Un attacco particolarmente odioso, perché lanciato tra le 2 e le 5 del mattino, con un clima 'favorevolè, allo scopo di "massimizzarne le conseguenze". Dopo qualche settimana in cui tutti i media parlarono di "venti di guerra" in Siria per il minacciato intervento militare americano, si arrivò all'accordo russo-americano di Ginevra del 14 settembre, che sventò i raid Usa. Il 28 settembre l'accordo venne formalizzato dal Consiglio di sicurezza dell'Onu con l'approvazione all'unanimità della risoluzione n.2118. Il primo ottobre arrivò a Damasco la prima squadra di ispettori Opac-Onu, incaricata di ispezionare 23 siti e individuare le armi dell'arsenale di Assad. L'operazione di distruzione iniziò il 6 del mese e in meno di quattro settimane la squadra internazionale dichiarò di aver ispezionato 21 dei 23 siti. Il 15 novembre l'Opac adottava la seconda fase del piano per la distruzione dell'arsenale chimico: rimozione dei gas dalla Siria entro il 31 dicembre, quella di ogni altro agente chimico entro il 5 febbraio 2014 e la distruzione dell'arsenale entro il giugno prossimo. Il primo carico di materiali tossici è stato caricato dalla missione internazionale dal porto di Latakia il 7 gennaio. Fino ad oggi - come hanno confermato fonti dell'Opac - sono stati effettuati 13 carichi, per un totale di circa il 48% di sostanze altamente pericolose (priorità 1) e l'83% di sostanze di altra natura (priorità 2). In tutto, proseguono le fonti Opac, sono state portate fuori dalla Siria il 58,5% delle armi chimiche dichiarate da Damasco. La Siria non ha ancora distrutto i 12 siti (7 hangar corazzati e 5 tunnel) sul suo territorio e l'Opac ha di recente accordato a Damasco - che lamenta difficoltà a causa del conflitto in corso nella regione costiera di Latakia - la richiesta di prorogare entro il 27 aprile la conclusione del trasporto all'estero delle 1.300 tonnellate di materiale da distruggere.