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Russia. Bomba in metropolitana a San Pietroburgo. L'intelligence: kamikaze kirghizo

martedì 4 aprile 2017

Fiori e candele davanti alla fermata della metropolitana (Ansa)

«Terrorismo». Il presidente russo Vladimir Putin non ha esitato a usare questa parola, a indicare la pista privilegiata, poche decine di minuti dopo la strage avvenuta nella metropolitana di San Pietroburgo che ha causato almeno 14 morti (11 morti sul colpo e altri tre deceduti nella notte) e 50 feriti tra cui alcuni bambini, secondo il ministero della Salute. Il bilancio delle vittime potrebbe però aggravarsi, in quando alcuni feriti sono molto gravi. L'esplosione è avvenuta attorno alle 14 italiane, a bordo di un convoglio che viaggiava tra le stazioni di Tekhnologichesky Institut e di Sennaya Ploshchad, in pieno centro.

Lo scoppio è avvenuto in concomitanza con la presenza in città del presidente Putin, giunto a San Pietroburgo per partecipare a un forum sui media. A San Pietroburgo sono stati dichiarati tre giorni di lutto, dal 4 al 6 aprile.

I servizi segreti: l'attentatore un giovane di 22 anni originario Kirghizistan

I servizi di sicurezza del Kirghizistan Gknb hanno identificato l'attentatore: si tratta di Akbarzhon Jalilov, nato nella città di Osh nel 1995. Sarebbe l'unico responsabile dell'attacco alla metropolitana di San Pietroburgo avvenuto ieri. Si tratta di un cittadino russo nato in Kirghizistan. Il Kirghizistan, Paese dell'Asia centrale a maggioranza musulmana, è uno stretto alleato politico della Russia e ospita una base militare aerea russa. L'attentatore, i cui resti sono stati ritrovati nel vagone della linea blu della metropolitana di San Pietroburgo, aveva legami con "i miliziani siriani". ll suo Dna è stato rinvenuto sulla borsa in cui era contenuto l'ordigno rinvenuto nella stazione di Ploshchad Vosstania (inesploso). Gli investigatori stanno controllando la posizione di due possibili complici, un ragazzo e una ragazza, sempre dell'Asia Centrale.



Alle 10 preghiera per le vittime presieduta dal patriarca Kirill

Alle 10 di stamane, il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha presiedutto la celebrazione di una “litania”, un servizio
commemorativo per le vittime dell’esplosione nella metropolitana di San Pietroburgo nella cattedrale della Trasfigurazione di Cristo Salvatore, a Mosca, prima della riunione del Consiglio supremo della Chiesa ortodossa russa. "Si tratta di un atto di terrorismo che lancia una sfida non solo alle autorità, non solo alle forze dell'ordine e a quelli che sono chiamati a occuparsi della sicurezza dei
cittadini, questo atto terroristico lancia una sfida a tutti noi, a tutto il popolo", ha detto il primate ortodosso russo. Secondo Kirill, "dobbiamo ulteriormente riconoscere l'importanza di mantenere una vita pacifica, l'indipendenza del nostro paese, e ancora di più dobbiamo essere consapevoli della nostra comune responsabilità per il futuro del nostro popolo". La Chiesa ortodossa si unisce ai tre giorni di lutto proclamati dalle autorità cittadine.

Nuovo allarme, chiuse sette stazioni della metro

La stazione 'Sennaya Poloshad' della metropolitana di San Pietroburgo, colpita lunedì da un attentato terroristico, è stata di nuovo chiusa, dopo che il dipartimento locale del ministero delle Emergenze ha ricevuto una telefonata anonima, che parlava della presenza di ordigni. Altre sei stazioni della linea blu sono state chiuse per un paio d'ore. In mattinata era stato annunciato il ripristino del servizio regolare su tutte le linee.

Ritrovata una bomba inesplosa

Un ordigno inesploso è stato rinvenuto in un'altra stazione, quella di Ploshchad Vosstaniya (Piazza della Rivoluzione). Secondo gli inquirenti sarebbe dovuto esplodere attivato da un cellulare. L'ordigno invece scoppiato nel tunnel, probabilmente a bordo del vagone, sarebbe stato una bomba artigianale, relativamente poco potente: secondo una fonte citata da Interfax avrebbe avuto una potenza equivalente a 200 o 300 grammi di tritolo. Stando ad altre fonti, l'esplosivo avrebbe contenuto anche delle schegge.


Le indagini

La polizia e i servizi di sicurezza russi hanno subito lanciato al caccia ai responsabili. Le telecamere di sorveglianza della metropolitana di San Pietroburgo hanno registrato le immagini di un sospetto, poi scagionato. Di sicuro chi ha messo le bombe voleva compiere una strage. In quell'ora la metropolitana è molto frequentata. L'ordigno inesploso rinvenuto alla stazione della metro di Ploschad Vosstaniya era "mascherato da estintore" e la sua potenza era pari a un chilo di tritolo. All'interno c'erano anche piccoli oggetti metallici che avrebbero dovuto aumentarne la letalità.

I racconti dei testimoni

"C'é stato un rumore assordante, un forte odore e fumo. Tutto accadeva mentre la metro era in movimento, il treno non si fermava. Poi alla stazione del Technological Institute siamo scesi tutti - ha raccontato Polina -, abbiamo visto l'altra vettura sventrata, i finestrini rotti, nessuna luce, sangue. Le persone sono state trascinate fuori, alcune trasportate di peso, altre riuscivano a camminare appoggiandosi ad altri"

"L'esplosione è stata di una tale violenza che la gente aveva la pelle a brandelli, c'era sangue dappertutto", è la testimonianza di un dipendente della metro.

"La mia ragazza era nella carrozza seguente a quella esplosa. Ha detto che si sono sentiti violenti sussulti. Quando è uscita, ha visto persone mutilate - è il racconto di un giovane -. La gente era in preda al panico, molti chiamavano 'mamma'"

In tanti hanno riferito di corpi a terra sulla banchina, di feriti insanguinati portati via e di persone in fuga tra il fumo. E poi di
un'impressionante dispiegamento di ambulanze, di mezzi dei vigili del fuoco, di auto della polizia.

La Procura: un «attentato»

A meno di due ore dall'esplosione, la Procura generale parla senza mezzi termini di «attentato» e di «attacco terroristico». «I procuratori - afferma il portavoce Aleksandr Kurennoi - faranno tutto il possibile per precisare tutti i particolari che riguardano questo attentato, affinché niente del genere succeda in futuro». Gli inquirenti escludono l'ipotesi del kamikaze e ipotizzano che l'ordigno sia stato lasciato sul vagone prima della partenza. Stando a quanto riportato dalla stampa russa, in ambienti investigativi si parlerebbe di collegamenti con gruppi estremistici. Conclusioni tratte con la stessa rapidità con cui il presidente Putin ha parlato di «terrorismo».

Decine di ambulanze, metro chiusa

Subito dopo l'esplosione, avvenuta nel tunnel fra le stazioni di Tekhnologichesky Institut e di Sennaya Ploshchad, sui social media e in particolare su Twitter sono circolate le immagini di un vagone rovesciato e sventrato e di vittime a terra (come sempre, anche in questo caso non pubblichiamo le immagini più crude). Sette persone sono morte sul posto, le altre vittime sono decedute in ospedale per le gravi ferite.

Le televisioni mostravano intanto una decina di ambulanze sul posto. In un primo momento si è parlato di due diversi scoppi, perché da entrambe le stazioni usciva fumo. Poi si è chiarito che c'è stata una sola esplosione, non c'è stato incendio e tutti i morti si trovavano dentro il vagone vicino al luogo dell'esplosione. L'intera rete metropolitana è stata evacuata e chiusa. La rete metropolitana di San Pietroburgo attrae numerosi turisti ogni anno come meta in sé, per la bellezza di alcune delle sue stazioni storiche. Le autorità hanno fatto sapere che anche nella metropolitana di Mosca la sicurezza è stata "rafforzata". Lo stesso nell'aeroporto Pulkovo di San Pietroburgo.

A Mosca la gente in strada per solidarietà a San Pietroburgo

A Mosca, nel pomeriggio, la gente è scesa in piazza del Maneggio, di fronte al Cremlino, come segno di solidarietà e commemorazione delle vittime dell'esplosione nel metrò di San Pietroburgo. La folla è andata aumentando col tempo. L'emozione è forte, anche perché resta viva la memoria dei tanti attentati avvenuti in Russia in questi anni.

Le parole di Putin

"I motivi al momento non sono chiari, non escludiamo nessuna pista: né quella criminale, né quella terroristica". Così si è espresso Vladimir Putin, a caldo, sottolineando che le indagini "sono in corso". Il pensiero va al terrorismo interno ceceno ma anche al terrorismo islamico legato al Daesh, che proprio in Cecenia ha reclutato numerosi foreign fighters. Putin ha subito porto le condoglianze alle famiglie delle vittime. E nel pomeriggio ha proseguito nei suoi impegni ufficiali, incontrando a San Pietroburgo il presidente della Bielorussia, Aleksander Lukashenko.


La Farnesina: raccomandazioni agli italiani

Dopo l'esplosione nella metropolitana di San Pietroburgo, costata la vita a dieci persone, l'Unità di crisi della Farnesina si è attivata con il consolato generale della città russa e ha inviato una serie di raccomandazioni agli italiani. Secondo quanto si legge sul sito viaggiaresicuri.it, si raccomanda in particolare la massima cautela e di evitare la zona interessata dall'esplosione e dalle operazioni di polizia, di controllare l'operatività dello scalo di Pulkovo prima di mettersi in viaggio, di seguire scrupolosamente le indicazioni delle autorità locali.

I precedenti: una lunga scia di attacchi e di morti

Questi i principali attentati che hanno avuto luogo in Russia dal 1999, in massima parte atti di matrice cecena.

13 settembre 1999 - Nell'esplosione di un edificio a sud-est di Mosca perdono la vita 118 persone, dopo altri attentati che dal 31 agosto avevano già causato 175 vittime.

23-26 ottobre 2002 - Un commando ceceno si infiltra nella capitale russa e prende in ostaggio più di ottocento persone nel teatro di Dubrovka. L'assalto delle forze speciali russe provoca 130 morti, quasi tutti asfissiati dai gas.

5 luglio 2003 - Duplice attentato suicida durante un concerto rock a Mosca: muoiono le due donne kamikaze e quindici spettatori.

5 dicembre 2003 - Attacco suicida a un treno nel sud-ovest della Russia. Il leader ceceno Shamil Basaiev lo rivendica, le vittime sono 46.

6 febbraio 2004 - Un gruppo ceceno sconosciuto, "Gazotan Murdash", colpisce la metropolitana di Mosca, uccidendo 41 persone.

24 agosto 2004 - Due donne kamikaze riescono a imbarcarsi su due aerei e si fanno esplodere in volo, a sud di Mosca e nel sud-ovest del Paese: novanta morti.

1-3 settembre 2004 - Più di mille persone sono prese in ostaggio in una scuola di Beslan, nell'Ossezia del Nord, da un commando
filo-ceceno. Dopo l'intervento delle forze speciali russe, si contano più di 330 uccisi e tra loro molti bambini.

27 novembre 2009 - Deraglia in seguito a un attentato il treno passeggeri Nevsky Espress, che collega Mosca a San Pietroburgo: 28 passeggeri perdono la vita.

29 marzo 2010 - Nuovamente colpita la metropolitana di Mosca da due kamikaze, probabilmente donne: quaranta vittime.

9 settembre 2010 - Autobomba esplode a Vladikavkaz, nell'Ossezia del Nord, uccidendo diciassette persone.

24 gennaio 2011 - Colpita da un attentatore suicida l'area degli arrivi internazionali nell'aeroporto di Mosca-Domededovo: 37 morti e rivendicazione del capo ceceno integralista Doku Umarov.

4 maggio 2012 - Almeno quattordici uccisi e più di 120 feriti nell'esplosione di due autobomba in Daghestan.

28 agosto 2012 - Una donna kamikaze si fa saltare in aria in Daghestan: sette morti, tra cui uno sceicco moderato.

20 maggio 2013 - due autobomba fanno otto morti in Daghestan, a Makhatchkala.

21 ottobre 2013 - una kamikaze si fa esplodere in un autobus a Volgograd uccidendo sei studenti.

30 dicembre 2013 - Attacco kamikaze su un bus con almeno quattordici morti: è il secondo attentato suicida in due giorni nella città di Volgograd, dove almeno diciassette persone sono rimaste uccise nella stazione ferroviaria.