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1994-2014. Ruanda, una torcia per ricordare il genocidio

lunedì 7 aprile 2014
"Ricordare, unire, rinnovare": è fatto di tre parole il manifesto delle commemorazioni delle vittime del genocidio che nel 1994 in Ruanda fece quasi un milione di morti, soprattutto tra la minoranza tutsi, e poi due milioni di profughi, in particolare tra la maggioranza hutu uscita sconfitta dalla guerra civile. Le cerimonie cominceranno oggi e andranno avanti per cento giorni, a ricordare i cento giorni che vent'anni fa, tra aprile e luglio, scatenarono un'orgia di sangue e di atrocità nella sostanziale indifferenza della comunità internazionale.Indifferenza ma anche connivenza, secondo il presidente ruandese Paul Kagame: nel '94, mentre si consumava la pulizia etnica, era a capo del Fronte patriottico ruandese che, vincendo mesi dopo la guerra, pose fine ai massacri di tutsi avviando però nel contempo le vendette e l'esodo di massa degli hutu. Kagame ha sempre parlato di connivenza e complicità, accusando in particolare la Francia, che nel '94 sotto l'egida dell'Onu in Ruanda aveva 2.500 soldati, e il Belgio, ex potenza coloniale che aveva mal digerito l'indipendenza ottenuta dal piccolo Paese africano nel 1961. Anche oggi, in un'intervista pubblicata da "Jeune Afrique", il presidente ruandese ha ribadito le sue accuse sottolineando "il ruolo chiave nelle radici storiche ma anche nell'attuazione del genocidio ... di queste potenze occidentali che ora vogliono decidere da sole le regole del buon governo e della democrazia".Oggi nel memoriale di Gisozi, Kagame accenderà una fiamma con la torcia che negli ultimi tre mesi ha attraversato l'intero Paese. E dopo una "marcia del ricordo", pronuncerà un discorso nel più grande stadio della capitale. Lo farà, nonostante tutto, di fronte a rappresentanti sia del Belgio che della Francia. Per Parigi ci sarà solo l'ambasciatore Michel Flesch dopo che è stato annullato il viaggio della ministra della Giustizia,Cristhiane Taubira. "Nessun boicottaggio delle cerimonie è mai stato in discussione", ha tenuto a precisare il ministero degli Esteri, ponendo così fine con una decisione peraltro ambigua ai botta e risposta che si susseguivano dalla notte scorsa.Più diplomatico il Belgio che, pur negando di aver avuto una qualsivoglia responsabilità nel genocidio di 20 anni fa, ha evitato polemiche ed ha confermato la presenza a Kigali, domani, del ministro degli Esteri Didier Reynders, accompagnato dai familiari delle 22 vittime di nazionalità belga. Tra loro dieci paracadutisti massacrati nelle prime ore della mattanza. "Ciò che andiamo a fare in Ruanda - ha dichiarato Reynders - è la commemorazione di un genocidio, andiamo a tener viva la memoria delle vittime e delle loro famiglie ... Nessun omaggio all'attuale governo ruandese".Il presidente Paul Kagame sarà in ogni caso al centro dell'attenzione mondiale, dopo aver già oggi incamerato "la paterna vicinanza e l'incoraggiamento" di papa Francesco al suo popolo affinché vadano avanti sulla via della pace, della riconciliazione, dell'amore e della concordia costruiti "sulla roccia del Vangelo".