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MINORANZE E RELIGIONE. Rimsha, la Corte prende tempo Ancora un mese nell’incubo

Stefano Vecchia giovedì 18 ottobre 2012
La minoranza cristiana in Pakistan vive tra incertezza e tensioni. Man mano che si fa più difficile ottenere giustizia per due giovani accusati di blasfemia, aumentano i timori che questo possa segnare il preludio di una nuova escalation.L’Alta Corte di Islamabad ha rinviato al 14 novembre la decisione sul caso di Rimsha, la 14enne incolpata lo scorso agosto, dall’imam della moschea del sobborgo della capitale in cui viveva, di avere bruciato alcune pagine del Corano. La Corte dovrà esprimersi sull’annullamento della denuncia per blasfemia, premessa di una piena assoluzione per la ragazzina, minorenne e disabile mentale. La richiesta si basa sulle dichiarazioni, successivamente ritirate, di testimoni musulmani che accusano l’imam Khalid Jadoon Chisti di avere fabbricato le prove contro Rimsha. L’imam è ora libero su cauzione e i suoi legali stanno attuando una politica dilatoria a favore del loro assistito, mentre l’adolescente e la famiglia vivono in una località ignota sotto protezione. Una situazione simile coinvolge il 16enne Ryan Brian Patras e i suoi genitori, dopo che – secondo i musulmani che l’accusano – il 10 ottobre, dal cellulare del ragazzo sarebbero partiti sms di carattere blasfemo. Intanto iniziative spontanee di settori della società civile e della comunità cattolica sollecitano l’impegno delle autorità dopo che la chiesa di San Francesco, la più antica dell’arcidiocesi di Karachi, è stata attaccata venerdì da una folla di circa 600 islamici.La polizia ha aperto un’indagine formale ma al momento non si sbilancia. Come comunicato da padre Mohen Victor, uno dei due francescani che risiedono nella parrocchia, durante l’assalto nella chiesa erano in corso due matrimoni a cui partecipavano almeno 200 inivitati. Gli assalitori, armati di pietre e bastoni sono entrati all’interno del complesso parrocchiale, danneggiando auto e motociclette ma senza riuscire a sfondare l’ingresso dell’edificio religioso. Secondo quanto raccolto dall’agenzia Fides, l’attacco potrebbe essere collegato alla reazione di settori islamici «al film blasfemo su Maometto o comunque legato alla questione della blasfemia».«La chiesa di San Francesco ha sempre servito i poveri con una scuola e un dispensario medico tenuto dalle suore. Da quasi 80 anni compie un umile servizio all’umanità, senza alcuna discriminazione di casta, etnia o religione. Perché – si chiede l’arcivescovo Joseph Coutts citato ancora da Fides – questi atti?».