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Croce Rossa. Pandemia e scuole chiuse, 368,5 milioni di bambini hanno sofferto la fame

Federica Ulivieri lunedì 22 novembre 2021

Che l’ultimo anno e mezzo sia stato uno shock socio economico a livello mondiale ce ne eravamo accorti tutti. Adesso però una nuova ricerca dell’IFRC (Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa) dimostra con i numeri quanto la crisi da Covid-19 abbia avuto un forte impatto su alcune aree e fasce della popolazione, con un report dal nome emblematico: “Drowning just belong the surface”, cioè “Annegare appena sotto la superficie

Le economie si sono contratte ovunque, ma quelle dei Paesi emergenti hanno registrato una recessione di oltre l’80%, nel 2020. Ad essere particolarmente colpiti sono stati i Paesi che vivevano principalmente di turismo, servizi, o che erano legati all'export e ovviamente chi ha avuto difficoltà a contenere le ondate di contagi. L'interruzioni degli scambi e il rallentamento della maggior parte dei mercati hanno portato a conseguenti licenziamenti, fino a diventare una piaga sociale. Ad esempio, in Sud Africa il livello di disoccupazione è arrivato al 32%. In Afghanistan invece il 55% delle persone ha avuto difficoltà ad accedere al mercato del lavoro, un numero che è arrivato all'88%, se si prendono in esame i centri urbani del Paese. Va da se che nel 2020 i poveri siano aumentati di 124 milioni in tutto il mondo e il 60% di questo numero si trova nel sud dell'Asia, dove già la situazione dei singoli era incerta.

La pandemia ha avuto anche conseguenze sulla sicurezza alimentare. L'Unicef ha stimato che 368.5 milioni di bambini in 143 paesi hanno sofferto la fame a causa della chiusura delle mense scolastiche, nel 2020. Allo stesso modo, il report della Croce rossa evidenzia come la scuola sia un posto sicuro per i bambini, dove si rifugiano dalle violenze domestiche. Quelle sui minori infatti sono aumentati proprio durante la pandemia.

In aggiunta, le chiusure generalizzate non hanno risparmiato la salute psicologica, non solo di chi era già in difficoltà, ma anche di chi prima non ne soffriva affatto. In questo periodo l'aiuto alle malattie mentali è diminuito del 93% in tutto il mondo. Il tutto mentre il bisogno di supporto stava crescendo: la Croce Rossa Nazionale e la Mezza Luna Rossa hanno rinforzato il loro servizio in merito e hanno riscontrato che l'80% delle richieste di aiuto ricevute venivano da persone che hanno visto nascere o peggiorare i loro livelli di stress, ansia o depressione proprio durante la pandemia. "Quello che vogliamo fare è aprire un dialogo con i sistemi sanitari nazionali - afferma Francesco Rocca, presidente di IFRC -. Perché la salute mentale è la cenerentola della nostre società, anche quelle occidentali, ma ha notevole impatto sulla quotidianità delle persone, condizionandone pesantemente la vita".

Come uscirne

Che la pandemia abbia esacerbato le diseguaglianze è ormai assodato. Ora c’è da concentrasi su come porre rimedio a questa situazione. E la ricerca individua molteplici e complementari soluzioni, come: un maggior occhio di riguardo per l'educazione, per fornire aiuti adeguati alle difficoltà psicologiche dei singoli, il rafforzamento del sistema sanitario, e concreti aiuti per la disoccupazione e per le donne, le più colpite durante la pandemia. Ma principalmente si deve agire su una più equa distribuzione dei vaccini.

"Siamo ben coscienti che se si continuerà con la distribuzione iniqua dei vaccini - conclude il presidente Rocca - non solo si consentirà il proseguimento di alti livelli di trasmissione, ma che si prolungherà ed esacerberà gli impatti di questa pandemia. Se continuiamo ai profitti di vincere sulla collettività, e i paesi più ricchi continueranno a monopolizzare le dosi, non saremo mai in grado di dire che questa pandemia sia finita".