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Brasile. L'inferno della "crackolandia": ma uscire si può

Lucia Capuzzi sabato 21 giugno 2014
​“Ti porto a conoscere un posto che non immagini”. Quel giorno di due anni e mezzo fa, don Renato Chiera ha scoperto che il Brasile poteva ancora sorprenderlo. In negativo. Eppure il missionario italiano conosce profondamente il gigante latinoamericano: vi ha trascorso quattro decenni, al fianco dei ragazzi abbandonati, i “meninos de rua”, per cui ha creato la Casa do Menor. Don Renato non aveva, però, mai pensato che potesse esistere una “crackolandia”, una città nella città, in cui gli unici abitanti sono dipendenti da “crack”. Il resto della gente li ignora, la polizia si gira dall’altra parte, tranne entrare di tanto in tanto per compiere retate spettacolari quanto violente. Il Brasile del boom ha partorito questi mostri dal 2005 quando si è formata la prima, a San Paolo. A Rio de Janeiro, dove il sacerdote risiede se ne parla dal 2009. Don Renato ha fatto una scelta controcorrente: quella di accostarsi ai “crackudos” (crack-dipendenti). Un’esperienza che il sacerdote ha raccontato in “Dall’inferno un grido per amore”, pubblicato dalle Paoline. L’obiettivo è quello di far conoscere il “volto oscuro” del milagro brasiliano. Anche in Italia. Dove don Renato ha lanciato l’iniziativa “Le Paoline tifano Brasile”, patrocinata dall’assessorato al Sostegno sociale di Roma, per aiutare la Casa do Menor e i “fantasmi” della crackolandia. L’obiettivo non è giudicare e condannare ma comprendere.

Distribuzione di alimenti a CrackolandiaLe “città del crack” sono la conseguenze di molti fattori. Da una parte c’è il mutamento della geografia criminale con lo spostamento dei laboratori di lavorazione della coca nel sud del Continente da parte dei narcos e l’espulsione dei trafficanti dalle favelas che ha prodotto la colonizzazione di altre zone. Dall’altro, la crescita ha ampliato le capacità di consumo anche dei più poveri ma non ha fornito loro reali opportunità di inclusione. “Le crackolandie sono il concentrato di troppe assenze: dello Stato, di servizi, di opportunità, della famiglia di Dio. Per riempire il vuoto, soprattutto i più poveri e fragili assumono crack, prodotto di scarto nella fabbricazione della cocaina. Per uscirne hanno necessità di una presenza che mostri loro che sono preziosi, come ogni essere umano”, spiega don Chiera.

Distribuzione di alimenti a CrackolandiaProprio per aiutare i più giovani, la Fondazione Paoletti ha avviato un programma di educazione e formazione professionale in collaborazione con la Casa do Menor.  

Medicazioni a Crackolandia

Meninons de rua

La Messa di Pasqua a Crackolandia