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Afghanistan. Rabie convertita dalla catechesi su Skype in persiano

Redazione Esteri venerdì 25 gennaio 2019

Le catechesi in persiano raggiungono ogni settimana i cristiani in Afghanistan e in altri Paesi orientali

Riceviamo da un operatore pastorale in Turchia questo resoconto, assolutamente veritiero, di una conversione di una coppia che vive in Afghanistan che ha dell'incredibile. Riportiamo integralmente lo scritto per la sua grande efficacia. Per evidenti motivi i nomi dei protagonisti sono stati cambiati mentre l'operatore pastorale è stato coperto da anonimato.

Si dice che “le vie del Signore sono infinite!” Ed è veramente così! Eccone una riprova.

Tenendo le mie lezioni di catechesi in persiano, su Skype, ho conosciuto Rabie, una giovane donna di ventidue anni che vive in Afghanistan. Una sera una sua amica - che segue le mie lezioni da più di un’anno - mi scrive: «Ho parlato di Gesù a due delle mie amiche vicine di casa e loro hanno dimostrato tanto interesse. Cosa devo fare?» Le ho risposto: «Fammi avere i loro recapiti così posso mandare a loro delle lezioni». In questo modo sono entrato in contatto con Rabie, distante quasi 4000 chilometri!

Rabie era sposata, con un bambino, e vive con la famiglia di suo marito. Il marito, a causa del lavoro, vive in un’altra città. Settimanalmente mandavo delle lezioni a lei e tutti gli altri fedeli afgani. Un giorno, dopo tanti mesi, Rabie mi scrive: «Ho un problema di coscienza! Io mi sento cristiana e nel mio cuore vivo per Gesù. Ma la famiglia di mio marito mi fa alzare ogni mattino per recitare le preghiere islamiche ed io non voglio più. Cosa devo fare?».

Era una domanda inattesa, a cui non era facile rispondere! Se le dicevo di non pregare, la famiglia avrebbe chiesto il perché e se fossero venuti a sapere che era diventata “infedele”, l’avrebbero uccisa. Se le dicevo di pregare, il suo problema interiore, di coscienza, sarebbe stato ignorato. Allora le suggerii: «Figlia mia, quando ti invitano alla preghiera, loda il tuo Dio recitando il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria inchinandoti e prostrandoti. Dio è buono e misericordioso. Adesso non è il momento di rischiare!».

Dopo un po’ di tempo mi scrive di nuovo dicendomi: «Secondo me, nella vita matrimoniale, non deve esistere nulla di nascosto tra i coniugi. Ed io nascondendo la mia fede a mio marito mi sento di non essere leale. Tu cosa ne dici? Ne posso parlare con mio marito?».

Confessare la propria fede, in quel contesto, vuol dire esporsi al martirio! Specialmente in Afghanistan su questo non si scherza! Le ho risposto: «Il Signore ci dice: “Se mettete in pratica la mia Parola tutti sapranno che siete miei discepoli”, quindi cerca di vivere profondamente il Vangelo amando e servendo tuo marito. Arriverà il giorno che in lui sorgerà questa domanda: «Perché ti comporti così?». Allora gli potrai rispondere: «Ho trovato su un social una parte del Vangelo dove Gesù, in montagna, parlava ai suoi discepoli e quel discorso mi ha colpito tanto!».

Erano passati circa 9-10 giorni da questo colloquio, quando un pomeriggio mi scrive: «Ciao». Le ho subito risposto «Ciao, come stai?». «Bene, posso parlarti?». «Sì, prego figlia mia». A quel momento una grande sorpresa: «Io sono Ali, il marito di Rabie. Sul suo telefonino ho trovato i tuoi messaggi». Immediatamente mi è crollato il mondo addosso! Suo marito aveva capito tutto e di sicuro… Subito ho pregato il Signore e non ho più avuto il coraggio di rispondere!

Ma lui ha continuato: «Ti voglio ringraziare. Da otto anni faccio da traduttore in una ditta straniera e attraverso di loro ho conosciuto Gesù Cristo. Da quattro anni ho sposato Rabie e in tutti questi anni ho pregato il Signore di aiutarmi a condividere con mia moglie la mia scoperta di fede, ma non ne ho mai avuto il coraggio. Ed oggi nel suo cellulare ho visto i tuoi messaggi e dopo avere parlato con lei, mi ha confessato che crede in Gesù! Ci siamo messi a piangere e a ringraziare il Buon Dio. Grazie anche a te. Grazie!». L’unica cosa che ho scritto è stata: «Dio ti ha ascoltato, figlio mio. RingraziateLo per la Sua misericordia!».