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Lotta al terrorismo. Putin arruola Hollande: «Il nemico è comune»

Daniele Zappalà venerdì 27 novembre 2015
Prima delle stragi parigine del 13 novembre, il copione diplomatico di un’intesa franco-russa sul Medio Oriente siglata al Cremlino sembrava del tutto irrealistico. Ma ieri sera, proprio quest’obiettivo ha giustificato un viaggio lampo del presidente François Hollande proprio a Mosca, dopo la trasferta che il capo dell’Eliseo aveva già effettuato martedì alla Casa Bianca. Di certo, come tutti prevedevano, il più difficile degli appuntamenti che si sono accavallati questa settimana nell’agenda di Hollande, deciso a costruire ad ogni costo una larga intesa internazionale anti-jihad. Su più punti, l’incontro con “zar” Vladimir Putin ha confermato proprio il disgelo che si era progressivamente delineato, dato che i leader dicono di concordare ormai sulla necessità di «creare una larga Coalizione», attraverso una «più stretta cooperazione» fra le forze internazionali già in campo sullo scacchiere mediorientale, in particolare in Siria e Iraq. Per riassumere il senso dell’incontro, Putin ha parlato di una cooperazione franco-russa più forte che «è un passo verso la formazione di una Coalizione internazionale», anche «a guida Usa» come aveva già fatto dire in passato. Pronto anche a presentare le proprie condoglianze al popolo francese, il capo del Cremlino ha assicurato che Mosca è ormai «pronta a cooperare con la Francia». Non solo: «Siamo pronti per questo lavoro comune, lo consideriamo assolutamente necessario». Da parte sua, Hollande ha auspicato «che la Russia giochi un ruolo importantissimo » nel processo in corso, suggerendo così con forza che i nuovi imperativi possono permettere di lasciare in secondo piano molte delle divergenze passate. Dopo aver voluto una sterzata diplomatica che di fatto asseconda i piani iniziali di Mosca, il capo dell’Eliseo ha molto insistito ieri sulla necessità imperiosa di una tenaglia quanto più multilaterale per schiacciare i terroristi: «È giunto il momento di assumersi la responsabilità di quanto sta accadendo». Non si possono dunque più moltiplicare i bersagli: «Il nostro nemico è Daesh, ha territori, un esercito e risorse, quindi dobbiamo creare una larga coalizione per colpire questi territori». In questa chiave, l’incontro di ieri ha già avuto un valore operativo, secondo Hollande: «Sono venuto qui a Mosca per vedere come possiamo agire assieme e coordinarci allo scopo di attaccare questo gruppo terroristico, ma pure per giungere ad una soluzione politica di pace» per il popolo siriano. In proposito, il presidente francese non ha reiterato la vecchia rivendicazione di una partenza rapida di Bashar al-Assad, anche se per Hollande resta ovvio che l’uomo forte di Damasco «non può avere alcun ruolo» nel futuro siriano. La volontà francese di rendere il disgelo con Mosca rapidamente visibile è di certo legata pure alla complessità dell’intero scacchiere mediorientale. Come il Cremlino, anche l’Eliseo è consapevole che sulla prospettiva di una coalizione militare ad ampio raggio permangono incognite che scavalcano il piano delle relazioni franco-russe. In particolare, non è ancora chiaro ciò che Washington sarà disposta ad accettare negli eventuali futuri equilibri. Un punto, questo, su cui Putin ha voluto lasciare ieri margini per nuove discussioni: «Sarebbe meglio creare una coalizione comune», ma Mosca potrebbe «lavorare anche in un altro formato che sia accettabile per i suoi partner».