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Stati Uniti. Propone l'utero in affitto: Franks lascia il Congresso

Lucia Bellaspiga sabato 9 dicembre 2017

Un’altra testa che cade sotto la scure dello scandalo legato alle molestie sessuali: questa volta a dover dare le dimissioni è Trent Franks, deputato repubblicano dell’Arizona, noto per le sue posizioni definite «ultra conservatrici». Ma la storia questa volta è del tutto particolare e il caso merita attenzione, perché questa volta le «mo-lestie » sarebbero ben altro: Franks non ha messo le mani addosso alla collega di turno, né ha chiesto più o meno esplicite prestazioni sessuali, bensì avrebbe chiesto a due collaboratrici del suo staff di prestarsi a una «maternità surrogata».

Josephine, da 37 anni sua moglie, non può avere figli, e l’utero in affitto deve essere sembrata al deputato una soluzione assolutamente proponibile, senza alcun problema morale o di altra natura, anche perché in molti Stati americani la pratica è legale. Fatto sta, però, che la proposta ha invece scioccato le due donne, che oltre a tutto sono sue sottoposte e dunque in posizione di “sudditanza” psicologica. Ne è scaturita da parte della Commissione etica della Camera un’indagine per “molestie sessuali”, di fronte alla quale però Franks ha preferito dimettersi (a partire dal 31 gennaio prossimo) per non affrontare «un processo sensazionalistico» e sottoporre la famiglia allo stress mediatico.

Peccato però che lo stesso Franks, nel dirsi «dispiaciuto per aver causato fastidio alle due collaboratrici», abbia sminuito i fatti, dichiarando che «la disputa è nata solo perché discutevamo sul tema della maternità surrogata» e questa «discussione» sarebbe bastata a sconvolgere le due donne. A smentirlo, sulla prima pagina del New York Times , sono invece le ammissioni che escono dal suo stesso entourage, secondo le quali Franks avrebbe espressamente chiesto alle due sottoposte di prestarsi come madri surrogate per mettere al mondo un figlio su commissione.

Ed è il suo stesso portavoce Paul D. Ryan a testimoniare di aver ricevuto «voci credibili di un suo comportamento scorretto » e di essersi quindi rivolto alla Commissione etica. Di fronte alle accuse il deputato ha ammesso candidamente che «a causa della mia dimestichezza e delle mie esperienze con l’utero in affitto, evidentemente sono diventato insensibile di come la discussione su un argomento tanto intenso e personale possa colpire gli altri»: Franks infatti è un veterano della Gpa (gravidanza per altri), avendo già ottenuto nel 2008 due gemelli con la maternità surrogata. Ma conclude dicendo di non aver mai «fisicamente intimidito, costretto o tentato alcun contatto sessuale con alcun membro del mio staff nel Congresso».

La vicenda è importante, perché per la prima volta l’utero in affitto è visto, e trattato, alla stregua di una molestia sessuale, ancor più in quanto proposto a due donne in posizione di soggezione lavorativa. E sullo sfondo potrebbe esserci un ricatto morale, come per ogni molestia sessuale da superiore a sottoposta. Non a caso la Commissione etica che valuta il caso è la stessa che sta indagando su altri casi di molestie sessuali vere e proprie. Ancora più notevole è il fatto che, nonostante negli Usa la Gpa sia in molte regioni legittima, la richiesta di un uomo a una donna di cedere il proprio utero e prestarsi come incubatrice umana resti proposta inaccettabile e scioccante...

Una valutazione che non mancherà di aprire nuove prospettive nel dibattito internazionale su una pratica che si configura come una delle peggiori forme di sfruttamento della donna e del suo bambino, nonché una compravendita del suo corpo, paragonabile alla schiavitù della prostituzione. Forse per questo ieri sui vari media italiani ( Repubblica, Ansa , Rainews. it, SkyTg24 ecc.) la notizia della Gpa come forma di sfruttamento e molestia era accuratamente nascosta dietro titoli fuorvianti, dai quali Trent Franks usciva come il solito capo dalle mani troppo lunghe. Nessun accenno alla vera accusa politicamente molto scorretta: la surrogata come prevaricazione.