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OBIETTIVI DEL MILLENNIO. Povertà, gli Usa lanciano gli aiuti «selettivi»

Elena Molinari giovedì 23 settembre 2010
Le risorse sono limitate e gli aiuti per lo sviluppo e la lotta alla povertà saranno più selettivi. Con questa constatazione si è concluso ieri il summit delle Nazioni Unite che ha fatto il punto sugli ambiziosi Obiettivi contro la fame fissati dieci anni fa che, come hanno concordato esperti e alcuni leader mondiali, di questo passo verranno in buona parte disattesi.Ma non per questo il consesso di New York può essere archiviato come un fallimento. Nonostante la crisi finanziaria mondiale abbia scavato voragini nei bilanci dei Paesi industrializzati, il Palazzo di Vetro ha annunciato 40 miliardi di dollari in più rispetto a quelli già promessi dagli Stati membri per gli Obiettivi. Per maggiore efficacia, si è anche deciso di concentrare la somma su uno degli obiettivi più in ritardo, quello della difesa della salute delle madri e dei loro figli piccoli. «Sappiamo cosa serve per salvare donne e bambini – ha sottolineato un entusiasta Ban Ki-moon nel fare l’annuncio –. Questa è la leadership di cui abbiamo bisogno». L’obiettivo dell’Onu è salvare grazie a questi nuovi fondi, frutto di donazioni di governi, filantropi e associazioni, circa 16 milioni di vite entro il 2015, 15 delle quali di neonati. Sono ancora 8,1 milioni i bambini che muoiono ogni anno in tenera età, contro i 12 milioni del 1990, mentre le morti di parto sono 350mila contro il mezzo milione di 20 anni fa. Se il miglioramento è chiaro, siamo ancora lontani dall’obiettivo di ridurre di due terzi il numero dei bambini che non arrivano a compiere cinque anni e la mortalità di parto dei tre quarti entro il 2015. Per questo, e sempre per di aumentare l’efficacia degli aiuti tramite una maggiore selettività, gran parte dei 40 miliardi promessi dalla comunità internazionale andranno ai 49 Paesi più poveri che non possono permettersi di finanziare propri programmi nella sanità. Attorno al documento finale si sono già levate le critiche dei gruppi di difesa per la vita, che sottolineano come l’Onu intenda investire più sull’eliminazione delle gravidanze (che si vogliono ridurre di 33 milioni) che sul miglioramento delle cure materne. Scetticismo è stato espresso anche da molti esperti sul fatto che i nuovi investimenti vengano effettivamente versati. «Ci deve essere qualcosa di più dell’annuncio di una somma, bisogna poi tornare a casa ed effettivamente trovare quei soldi nei bilanci nazionali», ha dichiarato Emma Seery di Oxfam international. Amnesty International ha lamentato lo scarso accento del piano d’azione sui diritti umani, la cui violazione impedisce ai più poveri di accedere ai servizi di base. L’altro pilastro sul quale si basa la maggiore selettività degli aiuti promessi ieri è quello della buona «governance» e dell’impegno dei Paesi riceventi. Ban ha annunciato l’impegno da parte dei Paesi poveri di aggiungere quasi 26 miliardi di dollari alle spese sanitarie nei loro bilanci. E Barack Obama ha svelato una nuova strategia americana per lo sviluppo, che concentrerà gli aiuti sui Paesi in grado di mostrare progressi nella lotta alla corruzione e sulla via del buon governo.Gli Stati Uniti d’ora in poi si proporranno dunque non solo come donatori (una figura sempre più difficile da giustificare di fronte all’opinione pubblica americana messa a dura prova dalla recessione) ma come partner degli Stati che «vogliono trovare la loro strada verso l’indipendenza dagli aiuti», ha detto il presidente Usa. «Vogliamo incoraggiare una crescita sostenibile, investendo in infrastrutture, incoraggiando l’imprenditoria privata e il libero scambio», ha aggiunto Obama, precisando che Washington cercherà una maggiore cooperazione con le organizzazioni non governative, per evitare sovrapposizioni, e continuerà a fare appello alla responsabilità dei Paesi riceventi. Gli investimenti Usa allo sviluppo saranno dunque indirizzati non solo ad aiuti diretti ma anche alla diplomazia, ad accordi commerciali e all’agevolazione degli investimenti privati.