Mondo

Presidenziali. Polonia, populisti alla prova del voto: Duda è avanti ma può non bastare

Luca Geronico sabato 27 giugno 2020

Il presidente polacco Andrzej Duda in un comizio a Rybnik

«E' possibile che la presenza delle truppe statunitensi in Polonia venga aumentata». La presenza degli alleati in Polonia è di «cruciale importanza ». Parola di Andrzej Duda, che mercoledì scorso nel giardino delle rose alla Casa Banca, ha raccolto la promessa di Donald Trump di spostare nel suo Pae- se parte dei soldati statunitensi che saranno ritirati dalla Germania. Un “endorsement” giunto da Washington a poche ore dal voto di domani a Varsavia. Una fatica fruttuosa, per Duda, sospendere i comizi per 24 ore ed essere il primo leader straniero ricevuto alla Casa Bianca dopo il lockdown. Un sostegno internazionale all’agenda del partito Diritto e Giustizia (PiS) più che mai necessario ora, dopo una lunghissima, estenuante e corrosiva campagna elettorale. Il voto di domani potrà avvenire sia di persona, ai seggi, che per posta, risolvendo un braccio di ferro istituzionale che aveva paralizzato la Polonia. Il 10 maggio, in piena emergenza Covid, era infatti in programma il primo turno delle presidenziali con il PiS di Duda intenzionato a far votare a tutti i costi i polacchi nonostante il lockdown.

In tutta fretta il PiS aveva dato il via libera al voto per corrispondenza, suscitando una levata di scudi dell’opposizione e di molti costituzionalisti. Decisivo il ruolo di Accordo Nazionale, piccolo partito alleato con il PiS al governo, che, a titolo di garanzia, ha difeso la funzione della Commissione elettorale, rendendo di fatto impossibile organizzare una nuova consultazione in tempi tanto ristretti. Negli stessi giorni il PiS si era invece rifiutato di decretare lo stato di calamità, chiesto dall’opposizione e necessario, in base alla legge polacca, per rinviare il voto. Così il 10 maggio nessun polacco ha votato, senza che la consultazione venisse ufficialmente annullata: uno “scrutinio fantasma” salutato dall’opposizione come un «addio alla democrazia» mentre su Le Monde il politologo Piotr Buras aveva denunciato il rischio di una «autocrazia da coronavirus ». L’ansia del PiS di Jaroslaw Kaczynsky era di andare a incassare subito una riconferma di Duda che, in base ai sondaggi di aprile, pareva pressoché certa e poter così completare una serie di riforme costituzionali, in particolare della giustizia, su cui pende un giudizio della Commissione Europea. Lo scontro istituzionale ha sollevato ulteriori dubbi a Bruxelles, tanto da far chiedere alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, garanzie per elezioni «libere e giuste». Ora la recessione da post coronavirus potrebbe dare fiato a una opposizione dal 2015 in perenne rincorsa. Per arginare la possibile rimonta Duda ha puntato sulla difesa della famiglia tradizionale: «Finché vivrò, prometto di difendere la nostra famiglia, il nostro modello di famiglia polacco.

Non permetterò nessun sperimento qui, in particolare quelli che coinvolgono i bambini», ha dichiarato. Inoltre, azionando le corde populiste, Duda è arrivato a promettere un camion dei pompieri ai comuni con meno di 20mila abitanti che avranno il più alto tasso di affluenza. Un nuova capitolo, in Polonia, della battaglia fra campagna tradizionalista e città europeiste con Piattaforma Civica (PO), la principale forza di opposizione, che punta tutto sul sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskowski dopo che a metà maggio Malgorzata Kidawa-Blonska ha gettato la spugna. Trzaskowski, politico esperto e capace di coalizzare più consensi di Kidawa-Blonska, punta sulla cattiva gestione dell’emergenza Covid, sul sostegno alle piccole imprese, contestando il piano del governo da 20 miliardi, e sull’«aria pulita» di stampo europeista. L’intento di Piattaforma Civica è, grazie al potere di veto del presidente, di fermare le riforme costituzionali e ricucire i rapporti con Bruxelles. Il 40% che Duda raccoglie nei sondaggi non gli permetterà di vincere al primo turno. E al ballottaggio del 12 luglio, il 27% del candidato di PO assieme ai voti del centrista indipendente Szymon Holownia, potrebbero portare a un clamoroso ribaltone. Holownia, cattolico indipendente che punta a «mettere a posto le relazioni fra Stato e Chiesa» potrebbe essere la vera sorpresa.