Mondo

Spagna. Podemos ha vinto il braccio di ferro nel governo: sì alla «Ley trans»

Paola Del Vecchio, Madrid mercoledì 30 giugno 2021

Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez

Non ci sarà bisogno di un certificato medico, né di un attestato psicologico, né di 2 anni di cure ormonali per il cambio di sesso in Spagna. Dopo mesi di acceso dibattito fra movimenti favorevoli e contrari e un duro scontro interno, l’esecutivo Psoe-Unidas Podemos ha dato il via libera al progetto di “Legge per l’uguaglianza reale ed effettiva delle persone trans e per i diritti delle persone Lgtbi” o Ley trans. Consentirà ai maggiori di 16 anni «la libera autodeterminazione di genere» e il cambio di nome con una dichiarazione amministrativa, che dovranno reiterare dopo 3 mesi davanti al registro dell’anagrafe. Sarà possibile con l’assistenza di un genitore o un tutore legale a partire dai 14 anni, e fra i 12 e i 14 anni con un’autorizzazione giudiziaria.

«Maturità e stabilità» sono i criteri di cui si terrà conto per valutare la decisione, che è reversibile, ha assicurato il ministro di Giustizia, Juan Carlos Campos. «Facciamo storia con una legge che da’ passi da gigante nei diritti delle persone transessuali e Lgtbi», ha celebrato la titolare di Uguaglianza e promotrice della normativa, Irene Montero (UP). Ha superato l’opposizione di settori femministi e della vicepremier Carmen Calvo, contraria all’autodeterminazione del sesso, «senz’altro requisito che la mera volontà o il desiderio». Il testo, che andrà ora in Parlamento, vieta le «terapie di conversione», con sanzioni fino a 150mila euro.

Contempla il diritto ad avere figli delle donne lesbiche, che finora dovevano sposarsi per riconoscere entrambe il neonato. E include nel sistema sanitario i trattamenti di fertilità per le persone trans «con capacità di gestazione». La portavoce dei Popolari, Cuca Gamarra. ha annunciato emendamenti alla legge. Mentre l’ultradestra Vox la ricorrerà alla Corte costituzionale.