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Il caso. Usa, l’agenzia del farmaco «strappa»: pillola abortiva in vendita in farmacia

Assuntina Morresi giovedì 5 gennaio 2023

La pillola abortiva Ru486. Negli Usa diventa libera in farmacia, l'aborto torna un fatto privato. Nessun controllo sul perché, né sanitario

Dal 3 gennaio 2023 negli Stati Uniti è possibile acquistare la pillola abortiva Ru486 nelle farmacie autorizzate, direttamente oppure online, con prescrizione medica. Finora negli Stati Uniti il mifepristone (principio attivo della Ru486, che provoca la morte dell’embrione in utero) poteva essere consegnato solo di persona, da un operatore sanitario, alle donne che ne facevano richiesta; il secondo prodotto per completare l’aborto farmacologico, il misoprostolo (che provoca le contrazioni per espellere l’embrione, da somministrarsi 48 ore dopo la prima pillola), è già da tempo disponibile in farmacia. A inizio 2023 la Fda aveva anche introdotto la dicitura «non provoca l’aborto» nel foglietto illustrativo delle “pillole del giorno dopo”.

Per le donne negli Usa, quindi, nelle prime dieci settimane di gravidanza è sufficiente una prescrizione medica per abortire da sole a casa. Un percorso accelerato dalle limitazioni dovute alla pandemia, prima, e dalla sentenza dello scorso anno con cui la Corte Suprema ha eliminato il diritto all’aborto, poi: in entrambi i casi l’acquisto online dei prodotti abortivi e la possibilità di abortire fuori alle cliniche sono stati offerti come soluzione, a maggior ragione negli Stati americani dove le leggi sono cambiate, in senso più restrittivo.

L’amministrazione Biden ha completato il percorso di “cancellazione” dell’aborto avviato nel 2000 quando la Fda (Food and Drug Administration, l’agenzia federale di farmacovigilanza) approvò il mifepristone per l’interruzione volontaria di gravidanza: la procedura farmacologica è infatti la strategia politica per rendere l’aborto invisibile, ricacciarlo totalmente nel privato delle donne, consentire alle istituzioni e alla società di disinteressarsene. Secondo Evan Masingill, ceo di GenBioPro che produce la versione generica della pillola abortiva, l'azione della Fda è «un passo nella giusta direzione» per aumentare l’accesso all’aborto e per «ridurre al minimo l’onere» per il sistema sanitario.

Espungere l’aborto dalla scena pubblica per spegnere anche la discussione e la riflessione collettiva sulla grande, scomodissima questione della maternità rifiutata: impossibile farlo per via parlamentare, di gran lunga più efficace sfruttare la procedura chimica che sembra offrire la via a un aborto facile, per il solo fatto che per interrompere la gravidanza basti una pillola, qualcosa che può stare nel palmo di una mano e si può ingoiare da sole, con un bicchier d’acqua.

Una semplicità solo apparente: ben noti i pesanti effetti collaterali ed eventi avversi dell’aborto con la RU486, la sua mortalità dieci volte maggiore di quella per aborto chirurgico (secondo il New England Journal of Medicine, rivista scientifica di settore altamente qualificata), la sua pericolosità perché non prevedibile, nell’entità dell’emorragia abortiva, nella dolorosità e nella sua durata – da poche ore a 15 giorni per l’intera procedura, tutta gestita dalla donna, a cui spetta la decisione, mentre l’aborto è in corso, di recarsi o no in ospedale per una assistenza medica diretta. Un aborto casalingo che, inoltre, espone a maggior pericolo tante donne che vivono situazioni di violenza con il partner o con chi le sfrutta sessualmente, e che ora potranno più facilmente essere costrette ad abortire, senza interferenze esterne, con il circuito tutto privato dell’aborto chimico.

In questo modo anche la libertà di scegliere di essere madri non è più a tema: la maternità e il suo rifiuto vengono egualmente marginalizzate nella scena pubblica, egualmente ridotte nei confini di scelte personali di natura medica, e smettono di essere qualcosa che riguarda tutta la società, e in particolare ogni donna.