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Ambiente. Il fondatore di Patagonia cede la sua azienda a una non profit

Redazione Internet giovedì 15 settembre 2022

«Hey amici, abbiamo appena donato la nostra azienda al pianeta Terra». Con queste parole, su Twitter, è stata annunciata la decisione del noto marchio di abbigliamento da esterni Patagonia di cedere la compagnia a un fondo ad hoc e a un'organizzazione non-profit, entrambe create appositamente per reinvestire gli utili - circa 100 milioni di dollari - nella lotta al cambiamento climatico.

Una rivoluzione all'insegna della filantropia per il brand fondato nel 1973 dall'alpinista americano Yvon Chouinard, ora 83enne, che da sempre mostra una grande attenzione all'ambiente e alla sostenibilità dei suoi prodotti. Come spiegato nel sito di Patagonia, Chouinard avrebbe potuto vendere tutto e donare il ricavato, oppure quotare in borsa l'azienda di famiglia. Ma, ha spiegato il fondatore dell'azienda, questo non avrebbe garantito che la nuova proprietà avrebbe mantenuto l'impegno ambientalista. Da qui la scelta di trasferire tutte le quote - valutate circa 3 miliardi di dollari - a una non-profit impegnata nella difesa dell'ambiente e nella protezione delle terre non sviluppate nel mondo.

Patagonia, che ogni anno vende un miliardo tra giacche, cappelli e pantaloni da scii, continuerà ad operare come società privata a scopo di lucro, con base a Ventura, in California. Ma i Chouinard, che hanno controllato Patagonia sino ad agosto, non saranno più proprietari dell'azienda.

Nel sito del brand è spiegato come funzionerà concretamente il nuovo piano di gestione: «Il 100% delle azioni con diritto di voto viene trasferito al Patagonia Purpose Trust, creato per tutelare e proteggere i valori dell'azienda, mentre il 100% delle azioni senza diritto di voto va all’Holdfast Collective, un’associazione non profit che si dedica a combattere la crisi ambientale e a difendere la natura. Questi finanziamenti arriveranno direttamente da Patagonia. Ogni anno i profitti dell’azienda, una volta reinvestiti internamente, verranno ridistribuiti sotto forma di dividendi, e contribuiranno alla lotta contro la crisi climatica».

L'inusuale mossa del marchio californiano arriva in un momento di crescente pressione su miliardari e grandi società, la cui retorica a favore di un mondo migliore è spesso oscurata dal loro contribuire ai problemi che dicono di voler risolvere. «Speriamo che questo dia una spinta a una nuova forma di capitalismo che non aumenti la forbice tra ricchi e poveri, stiamo cedendo la massima quantità di denaro a persone che stanno lavorando attivamente per salvare questo pianeta», ha spiegato Chouinard.