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Terrorismo strumentalizzato. I vescovi francesi: laicismo risposta sbagliata

Daniele Zappalà venerdì 4 dicembre 2015
«Alcuni vorrebbero che l’insieme della vita in società sia laica e che i cittadini credenti esprimano e vivano la loro fede solo in un uno stretto spazio privato vieppiù ridotto, anzi persino nascosto». Con un comunicato dai toni fermi, la Conferenza episcopale francese ha denunciato ieri le raffiche di laicismo che spirano nuovamente in Francia: un’offensiva che utilizza il pretesto della sofferenza lasciata dalle stragi terroristiche del 13 novembre, cercando pure di cavalcare l’anniversario dei 110 anni dalla Legge di separazione della Chiesa e dello Stato, che ricorrerà mercoledì prossimo. Il Consiglio permanente della Conferenza episcopale ha tenuto a ricordare quanto deformanti ed estreme siano divenute oggi certe interpretazioni correnti della laicità rispetto allo stesso dettato della legge del 1905, di certo non tenera verso le istituzioni della fede: «La Chiesa cattolica, ormai da decenni, non rimette in causa questa legge. La rispetta. Nondimeno, constata che esiste una corrente di pensiero nel nostro Paese decisa a passare da una laicità dello Stato a una laicizzazione della società». Firmata a nome del Consiglio permanente da monsignor Georges Pontier, arcivescovo di Marsiglia e presidente della Conferenza, la dichiarazione lancia un vibrante appello in nome dell’equilibrio, della lucidità e del rispetto: «Il contesto così particolare del nostro Paese necessita oggi di rimanere vigili nell’esercizio della laicità dello Stato e nel rispetto delle convinzioni diverse dei cittadini. Evitiamo la stigmatizzazione dei credenti che conduce a una riduzione crescente delle loro possibilità di vivere e di esprimersi come cittadini. Credere che ridurre la loro espressione allo stretto quadro della vita privata favorirebbe la pace sociale è un’illusione e un errore». Il laicismo, ammoniscono i vescovi, potrà solo produrre effetti altamente deleteri per la Francia: «Quest’atteggiamento favorirà l’emergere di correnti e atteggiamenti fondamentalisti che potranno sfruttare l’impressione di essere disprezzati, rifiutati, ignorati, o inciterà a un ripiegamento su forme di vita comunitaristiche». Sulle onde della radio "Rcf", il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, aveva già osservato «che non si cambieranno i pensieri e i modi d’approccio trasformando la laicità in una sorta di sistema di divieti». Il fermo avvertimento della Conferenza episcopale giunge in un Paese dove anche una parte significativa del mondo politico si ribella contro il “vademecum” che i vertici dell’influente Associazione dei sindaci di Francia (Amf) hanno diffuso nei giorni scorsi, sottolineando in particolare il carattere «inopportuno» dei presepi negli atri dei municipi e delle altre sedi amministrative. Se certi intellettuali si scagliano contro la faciloneria di stampo ottocentesco del fronte trasversale laicista e importanti testate come il "Figaro" enfatizzano l’assurdità anche politica delle raccomandazioni dell’Amf, pure diversi sindaci-deputati non ci stanno, come il centrista Jean-Christophe Fromantin che denuncia il «grave errore» dell’associazione, o il neogollista Alain Chrétien, per il quale «rinnegare ciò che è la Francia rappresenta la peggiore risposta agli attentati».