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Pakistan, ora il governo prova a reagire

STEFANO VECCHIA mercoledì 30 marzo 2016
Dopo le giornate del dolore, il Pakistan cerca di reagire alla nuova aggressione terroristica di Pasqua. Ingenti forze di polizia e paramilitari sono state mobilitate per sgomberare dalle vicinanze del Parlamento di Islamabad, i sostenitori di Mumtaz Qadri, islamista impiccato il 29 febbraio scorso per l’uccisione del governatore della provincia del Punjab, Salman Taseer. I dimostranti chiedono anche l’esecuzione della cattolica Asia Bibi, accusata di blasfemia, in cella da 2.472 giorni. Le autorità hanno comunicato che negli ultimi due giorni, sono stati 5mila i sospetti fermati nel tentativo di individuare i fiancheggiatori del terrorista suicida che nella serata di domenica ha fatto strage tra le famiglie a ridosso di un parco giochi nella città di Lahore facendo 72 morti (tra cui 29 bambini) e 350 feriti. Sono oltre 200 coloro che restano in custodia preventiva, ha segnalato Rana Sanaullah, rappresentante nel governo centrale del Punjab, di cui Lahore è capoluogo. Identificato l’attentatore in un 28enne collegato a ambienti dell’estremismo religioso, si cerca ora di arrivare alle cellule della fazione taleban Jamaat-ul-Ahrar che si è attribuita la responsabilità, indicando la volontà di colpire la comunità cristiana e di porre una base permanente a Lahore. Ieri, a lanciare una nuova sfida, il portavoce del gruppo, Ehsanullah Ehsan, si è rifatto vivo su Twitter segnalando che anche i mass media sono ora nel mirino. «Per ciascuno arriverà il proprio turno in questa guerra, soprattutto per i media asserviti del Pakistan. Stiamo solo aspettando il tempo opportuno». «Fate sapere a Nawaz Sharif che questa guerra è ora alla soglia di casa sua», ha anche aggiunto il portavoce taleban, con una minaccia diretta al primo ministro pachistano, il cui fratello è a capo del governo locale del Punjab e il cui partito ha le roccheforti proprio nella provincia. Quello dei Pasqua è stato l’atto di terrorismo più devastante nel Paese dopo l’attacco a una scuola gestita dai militari nella città di Peshawar il 16 dicembre 2014. L’uccisione di 134 studenti e sette adulti portò allora alla ripresa delle esecuzioni capitali. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il giro di vite Caccia ai complici del kamikaze: fermati 5mila sospetti in 48 ore, oltre 200 restano in cella. Altre minacce dai taleban: nel mirino i media. Ultimatum ai dimostranti anti Asia Bibi: «Andate via o interverremo» Lahore ricorda i morti nell’attacco (Xinhua)