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La chiesa che soffre. Pakistan, cristiani cacciati dal villaggio

Stefano Vecchia sabato 15 novembre 2014
Tutte le famiglie cristiane di un villaggio del distretto di Sahiwal, provincia del Punjab, sono state costrette ad abbandonare le proprie case e a fuggire. Un episodio persecutorio che è conseguenza di un legame contrastato tra un cristiano e una giovane musulmana, del tutto volontario e per la legge civile regolare.La coppia vive nel distretto di Khanewal, lontano dal piccolo centro dove risiedono alcuni parenti dello sposo e dove l’uomo aveva incontrato la futura moglie. Tuttavia, quando si è diffusa la notizia del matrimonio tra Shahab Masih e la ventenne Rukhsana Kausar, i musulmani locali hanno intimato alla piccola comunità locale di battezzati di restituire la sposa e il padre della ragazza ha denunciato alla polizia Shahab e due suoi congiunti per il rapimento della figlia. L’atteggiamento ostile dei vicini ha alla fine costretto le nove famiglie cristiane residenti, 25 persone in tutto, a cercare rifugio altrove. È il caso è il terzo del genere in poche settimane nel Punjab, con i precedenti che si sono verificati nei distretti di Sargodha e Narowal. Una casistica che solleva nuova preoccupazione tra i cristiani che ancora una volta non riescono a ottenere giustizia. Non ha avuto alcun risultato la denuncia avanzata a loro volta dai cristiani per le minacce che li hanno costretti ad abbandonare case e attività, nonostante il sostegno di gruppi locali per i diritti delle minoranze. La polizia ha ammesso di non volere procedere con indagini che potrebbero portare a ulteriori tensioni.Trattamento diverso hanno abitualmente i casi di uomini musulmani che rapiscono donne cristiane e di altre minoranze per costringerle al matrimonio dopo la conversione forzata. Questi eventi, segnalati a centinaia ogni anno, vengono abitualmente legalizzati da giuristi islamici, con la proibizione per le famiglie d’origine di avvicinarsi alla figlia ormai parte della famiglia del marito, e non perseguiti per legge.Una delle molte facce della discriminazione e dell’intimidazione che colpiscono le sparse comunità di battezzati nel Paese, spesso usando lo strumento della “legge antiblasfemia”. È attesa nei prossimi giorni, dopo un primo rinvio, l’incriminazione del proprietario della fornace di mattoni e di altre tre persone accusati di essere istigatori dell’aggressione che ha portato al linciaggio e al rogo di una giovane coppia cristiana il 4 novembre dopo che la donna era stata accusata di avere bruciato pagine del Corano. Sono una cinquantina i fermati per lo stesso incidente e centinaia i ricercati in un caso che nel Paese ha sollevato una inusuale attenzione mediatica.