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Pakistan. Denuciò il tentato stupro della figlia, cristiano finisce in galera

Stefano Vecchia sabato 24 giugno 2023

Comunità cristiana ancora nel mirino in Punjab

Accusato di furto dopo avere difeso la figlia da un tentativo di stupro, il cristiano Mumtaz Masih si trova in cella da due settimane a Khanewal, città della provincia del Punjab pachistano. La mattina del 10 giugno la figlia Samreen era stata accompagnata dalla madre davanti all’abitazione dove lavorava come domestica e sulla via del ritorno, nonostante fosse scortata da una zia, era stata fermata da un dipendente dell’hotel davanti a cui stavano transitando. L’uomo, un musulmano di nome Waseem, aveva cercato di trascinarla all’interno per abusarne, ma davanti alla sua resistenza l’aveva picchiata fino a quando non erano intervenuti alcuni passanti che avevano costretto l’uomo a lasciarla andare.
Il tentativo del padre della ragazza di chiarire la vicenda discutendone con Waseem era finito con minacce all’uomo e agli altri membri della famiglia che erano con lui. Portato in commissariato, nonostante le accuse di aggressione e di tentata violenza sessuale della famiglia che aveva chiesto l’arresto, Waseem era stato rilasciato poche ore dopo. In custodia sono invece finiti Mumtaz Masih e gli altri parenti che l’avevano accompagnato dalla polizia per sporgere la denuncia. Contro di loro è stata aperta un’indagine perché accusati di essere entrati armati nell’hotel, di avere picchiato Waseem e per il furto di una somma equivalente a 550 euro.
Samreen è l’unica di sei fratelli e sorelle a vivere ancora con i genitori perché non sposata. Il padre è venditore ambulante in una stazione degli autobus e la povertà della famiglia costringe la ragazza a lavorare come domestica, una attività che espone molte giovani donne delle minoranze al rischio di abusi.