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India. «Fabbricate» le prove contro padre Stan e gli altri attivisti

Lucia Capuzzi giovedì 11 febbraio 2021

Attivisti chiedono il rilascio di padre Stan a Washington

Le prove di aver complottato contro il governo di Narendra Modi nei confronti di padre Stan Swamy e degli altri attivisti umani del “gruppo dei sedici», rinchiusi nel carcere Taloja di Mumbai, sono state "fabbricate". Ad affermarlo è Arsenal consulting, società di consulenza digitale forense degli Stati Uniti, che ha analizzato il pc di Rona Wilson, il principale degli accusati, tra il giugno 2016 e l'aprile 2018. In tale periodo, secondo gli esperti, l'apparecchio sarebbe stato bersaglio di ripetuti attacchi hacker che vi avrebbero inserito materiale «compromettente». Proprio su alcune lettere trovate nel computer di Wilson, si basa la causa contro padre Stan, gesuita 83enne e malato di Parkinson, in cella dall'8 ottobre scorso con l'accusa di «crimini contro lo Stato» in base alla draconiana legge anti-terrorismo varata dall'esecutivo nel 2019. Affermazioni poco plausibili per chi conosce il sacerdote, fervente sostenitore della nonviolenza gandhiana. Certo, padre Stan è una figura scomoda per la sua difesa della minoranza Adivasi, vittima di espropri da parte dei latifondisti locali. Da qui il sospetto che il processo nei suoi confronti sia un modo per “toglierlo di mezzo”. Un mese fa, la difesa del gesuita ha presentato l'ennesima richiesta di cauzione data l'età del detenuto. I giudici non hanno ancora risposto.