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Rapito il 23 dicembre. Liberato padre Azziz, parroco di Yacoubieh

lunedì 4 gennaio 2016
Padre Dhiya Azziz è stato liberato. Ne dà annuncio con un comunicato molto stringato la Custodia della Terra Santa sul suo sito. Non si danno altre informazioni, a motivo, si spiega, di una necessaria riservatezza. Si attende insolmma che tutto sia sia risolto per il meglio. Dall'antivigilia di Natale, infatti, si era perso ogni contatto con il francescano, 41 anni, parroco di Yacoubieh, che era in viaggio in taxi di ritorno dalla Turchia, dove era andato a trovare i genitori, lì rifugiati. La Custodia di Terra Santa ritiene "lecito pensare che sia stato preso da qualche gruppo". Padre Dhiya era stato già rapito dai jihadisti nel luglio scorso, ed era riuscito a sfuggire alla detenzione. "Dal mattino del 23 dicembre scorso, abbiamo nuovamente perso ogni contatto con padre Dhiya Azziz, ofm, parroco di Yacoubieh (Siria)", si leggeva sul suo sito la Custodia francescana di Terra Santa. Padre Dhiya era in viaggio con un taxi. C'erano altre persone a bordo. Era partito da Lattakia di buon'ora e diretto verso Yacoubieh, passando probabilmente per Hama, per essere in parrocchia per le festività natalizie. Era di ritorno dalla Turchia, dove era andato a visitare la sua famiglia che li si è rifugiata dopo l'ingresso di Daesh (Is) a Karakosh, in Iraq, suo paese natale. L'ultimo contatto telefonico si è avuto il 23 dicembre alle 9. Da allora nessuno sa più dove sia. Avrebbe dovuto arrivare a Yacoubieh nel primo pomeriggio di quel giorno. Non si hanno notizie neanche di nessuno dei passeggeri. Padre Dhiya Azziz, dell'Ordine dei Frati minori, è nato a Mosul, l'antica Ninive, in Iraq, il 10 gennaio 1974. Dopo i voti religiosi nel 2002, l'anno successivo si era trasferito in Egitto, dov'è rimasto per diversi anni. Nel 2010 è rientrato nella Custodia di Terra Santa e inviato ad Amman. In seguito è stato trasferito in Siria, a Lattakia. Si era reso poi volontariamente disponibile ad assistere la comunità di Yacoubieh, nella regione dell'Oronte, divenuta particolarmente pericolosa in quanto sotto il controllo di Jaish al-Fatah. Qui era maturato nel luglio scorso il primo sequestro da parte di un gruppo jihadista, da cui il francescano era riuscito a fuggire.