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Olanda. Amsterdam sposterà le vetrine a luci rosse. Ma a brindare sarà la speculazione

Paolo M. Alfieri giovedì 4 febbraio 2021

Il quartiere a luci rosse di Amsterdam

Dicesi gentrificazione la «trasformazione di un quartiere popolare in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni». Saranno le prostitute di Amsterdam le ultime improbabili vittime di un processo che tocca i quartieri di molte città del mondo? Possibile, perché a volte, certe proposte e certi progetti, ritornano. Lungi dal dirsi contraria alla prostituzione («è un mercato, c’è offerta e domanda»), la sindaca della capitale olandese, l’ex leader Verde Femke Halsema, punta a spostare le vetrine del quartiere a luci rosse dal centro città a un «erotic center» in periferia.

Una proposta che ha trovato l’approvazione di molti partiti e che, più che guidata da principi di natura morale, sembra guidata da valutazioni economiche. L’obiettivo è infatti quello di far virare il turismo cittadino, almeno quello che transita per la centralissima (e ambita) area di De Wallen, verso un segmento di livello molto più alto di quello attuale, un segmento ad alta capacità di spesa che possa lasciare yen e rubli sonanti in ristoranti e boutique di lusso, pronte a prendere il posto delle vecchie vetrine. Una prospettiva, quella dello spostamento in periferia, che non riguarda solo le prostitute, ma anche i coffee shop che vendono cannabis, già sottoposti negli ultimi tempi a restrizioni, come la vendita solo ai residenti.

La sindaca Halsema sostiene giustamente di non poter più accettare «l’umiliazione» a cui sono sottoposte le donne in vetrina, anche se non spiega in cosa differirebbe una uguale umiliazione soltanto spostata di qualche chilometro in periferia. La lotta al fenomeno del sesso a pagamento, sempre che la si voglia intraprendere, è dunque ammessa solo in centro?

Il progetto, peraltro, non è nuovissimo. Già nel 2007 il Comune di Amsterdam lanciò l’iniziativa «1012» per rinnovare la zona di De Wallen. Nel giro di dieci anni sono sparite un centinaio delle circa 400 vetrine a luci rosse, molte delle quali sostituite da gallerie di moda, mentre al posto di una cinquantina di coffee shop sono arrivati altri negozi turistici e minimarket. I prezzi delle proprietà sono notevolmente cresciuti, seguendo la speculazione immobiliare, ma un più generale rinnovamento del quartiere, ha ammesso un rapporto del Comune, non c’è stato. Né è stato fermato il traffico di esseri umani che la prostituzione spesso nasconde: tra il 2005 e il 2016 sono state individuate almeno 119 donne nella zona, molte provenienti dall’Est Europa, vittime di organizzazioni criminali.

Spostare tutto in periferia, in zone meno controllate dalle forze di polizia, migliorerebbe la situazione? Chissà. E quali grandi griffe o investitori immobiliari sono pronti ad approfittare di quei preziosi spazi vuoti? Amsterdam, beneficiata da un turismo cresciuto fino a 20 milioni di visitatori l’anno anche grazie ai voli low-cost e ad un’offerta di massa all’insegna di droghe e sesso a facile accesso, sta provando sì a ripensarsi e a cambiare modello economico, ma senza riuscire a mettere del tutto da parte i «gadget» del passato. Stop alla cannabis, ma solo per gli stranieri, basta con la prostituzione, ma solo in centro. Basterà?