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TERRORE . Nigeria, c'è Boko Haram dietro il sequestro Setraco

lunedì 18 febbraio 2013
Le milizie del gruppo terroristico Ansaru (Avanguardia per la protezione dei musulmani nell'Africa Nera) hanno rivendicato il sequestro di sette lavoratori stranieri della Setraco rapiti venerdì nella città nigeriana di Jama, a Bauchi. Tra questi vi è anche uncittadino italiano, Silvano Trevisan.Fondato nel 2012, l'Ansaru è un'ala del gruppo terroristico Boko Haram, accusato di centinaia di omicidi dal2009 e di violenti attacchi alla comunità cristiana residente nel Paese. Il movimento venne alla ribalta dei media occidentali con il rapimento di un cittadino francese. Secondo le informazioni dell'intelligence britannica, il gruppo ha coordinato in passato insieme all'Aqmi e ai Mujao anche alcune operazioni anche nel nord del Mali. L'assalto è avvenuto nella notte tra sabato e domenica e non ha lasciato scampo all'agente di guardia all'ingresso della sede di una ditta di costruzioni libanese a Jama, stato di Bauchi, nel nord della Nigeria. L'uomo è stato ucciso e un imprecisato numero di banditi armati ha fatto irruzione nel compound della Setraco: un'azione di pochi minuti, poi gli assalitori si sono ritirati trascinando con loro sette dipendenti della società, tutti stranieri, uno italiano.    Gli altri rapiti sono un britannico, un greco e quattro libanesi. Tra questi ultimi vi sarebbero una donna e unaragazzina. L'italiano è Silvano Trevisan, 69 anni, ingegnere di San Stino di Livenza (Venezia): ha lasciato il Veneto da anni e non sembra avere parenti nel suo paese d'origine nè essere conosciuto dai suoi conterranei.  Nel confermare il suo sequestro, la Farnesina ha assicurato che la vicenda viene seguita con il massimo impegno. Attraverso l'ambasciatore ad Abuja, il ministero degli Esteri è in contatto costante con le autorità nigeriane: a loro è stato detto con estrema chiarezza che «priorità assoluta per l'Italia è l'incolumità del connazionale».La preoccupazione non è immotivata. L'8 marzo 2012 infatti, proprio in Nigeria un altro ostaggio italiano, Franco Lamolinara, morì nel corso di un blitz organizzato dalle forze speciali nigeriane e britanniche per liberare lui e un suo compagno di prigionia britannico, anch'egli ucciso nella sanguinosa operazione. Stessa sorte era toccata poco più di un mese prima a un ingegnere tedesco: rapito a Kano il 26 gennaio, era stato ucciso dai sequestratori cinque giorni dopo durante un raid dell'esercito che cercava di liberarlo.Il sequestro di sabato notte, il più consistente mai avvenuto per numero di rapiti, non è stato finora rivendicatoma le autorità ritengono che i responsabili appartengano a un gruppo della galassia integralista islamica che da oltre due anni sta mettendo a ferro e fuoco il nord del più popoloso Paese africano. Lo confermerebbe anche la dinamica della vicenda che a Jama ha scatenato una vera e propria notte di terrore.Prima di attaccare la sede della Setraco, miliziani a bordo di cinque fuoristrada pesantemente armati avevano infatti dato l'assalto a una stazione di polizia e a una prigione, dando fuoco a due camionette della polizia prima di essere respinti dai soldati. I residenti raccontano di sparatorie durate oltre due ore, fino all'attacco finale, riuscito, al compound della società libanese.L'azienda di costruzioni e di ingegneria civile è una filiale del gruppo Setraco International. Secondo il suo sito, la Setraco Nigeria Limited lavora nel Paese africano dal 1977 e, tra le altre opere, sta attualmente costruendo una strada di 600 chilometri tra Kano e Maiduguri, nel nord. Nessun responsabile ha accettato di fare dichiarazioni.Le autorità nigeriane hanno pochi dubbi sul fatto che i responsabili siano integralisti islamici: della setta Boko Haram - autrice di ripetuti e sanguinosi attacchi contro cristiani - o di sue emanazioni, come il gruppo Ansaru. Quest'ultimo ha rivendicato l'ultimo sequestro, quello del francese Francis Collomp, prelevato lo scorso 19 dicembre da una trentina di uomini armati nello stato di Katsina.In Nigeria i rapimenti sono frequenti da anni ma avvengono soprattutto nel sud, nel ricco stato petrolifero del Delta del Niger, dove le persone prese in ostaggio sono nella maggior parte dei casi rilasciate dopo il pagamento di riscatti più o meno cospicui da parte delle multinazionali del petrolio.