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REGIME AL COLLASSO. Le Nazioni Unite: «Orrori bipartisan»

Federica Zoja venerdì 17 agosto 2012
​Omicidi, torture, crimini di guerra, violenze sessuali, attacchi indiscriminati contro la popolazione civile, arresti e sparizioni di prigionieri, maltrattamenti di ogni genere. L’ultimo rapporto della Commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite (CoI) sulla situazione umanitaria in Siria fotografa un presente di orrore per la popolazione del Paese mediorientale. L’inchiesta, articolata in oltre cento pagine, non risparmia nessuno: si sono macchiati di crimini orribili tutti, le truppe governative e i fiancheggiatori shabbiha in misura maggiore, gli insorti in modo più sporadico. Su scala nazionale, il deterioramento del quadro generale ha avuto un punto d’inizio: il 15 febbraio. Da allora fino alla chiusura dell’indagine il 20 luglio, «tattiche militari più brutali e nuove capacità offensive sono state dispiegate da entrambe le parti». Un capitolo a parte è dedicato alle indagini sui fatti di el-Hula, il 25 maggio scorso, quando gli shabbiha – uomini del regime, senza divisa, cui sono affidate le rappresaglie più efferate – ed esercito regolare hanno trucidato almeno cento civili, di cui metà bambini. Diffuso l’impiego di cecchini nel cuore dei centri urbani. Assassini indiscriminati e torture, tuttavia, sono stati perpetrati anche dall’Esercito libero siriano (Els), ma «queste violazioni e questi abusi non sono stati della stessa gravità, frequenza e scala di quelli commessi dalle forze governative e dagli shabbiha», si legge nell’inchiesta, che ha presentato non poche difficoltà agli investigatori Onu. Non avendo accesso libero al territorio siriano, CoI ha condotto 693 interviste dirette – 1062 dal settembre 2011 – a cittadini siriani in fuga dal Paese e preso visione di fotografie, video, registrazioni, rapporti medici, materiale fornito dal governo e dagli oppositori siriani, e dalle autorità dei Paesi ospitanti i rifugiati. Secondo il governo, le vittime, fra militari e civili, sono 7928 al 9 luglio scorso. Secondo Ong e gruppi di opposizione, invece, sarebbero fra 17.000 e 22.000. I cittadini siriani fuggiti dalle loro case verso altre zone del Paese sono 1,5 milioni, secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur), 114208 i rifugiati regolarmente registrati (42682 in Turchia 34050 in Giordania, 29986 in Libano and 7490 in Iraq). Homs, Daraa, Idlib, Hama le zone in cui mancano acqua, elettricità, viveri, medicinali. Aleppo non è contemplata dal rapporto poiché l’assedio governativo ha avuto inizio il 26 luglio. Il rapporto sarà presentato il 17 settembre nel corso della ventunesima sessione del Consiglio per i diritti umani.