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Il caso. Mosca accusa Berlino: vuole la guerra. La replica: Putin destabilizza

Redazione Esteri lunedì 4 marzo 2024

Il ministro della difeda tedesco Pistorius

Molto alta la tensione tra Russia e Germania. Una crisi resa più evidente dalle dichiarazioni, come sempre sopra le righe, dell’ex presidente russo Medvedev e la decisione presa da Mosca di convocare l’ambasciatore tedesco, Aleksander Lambsdorff. Come noto, venerdì scorso i media russi hanno diffuso l’audio di conversazioni di ufficiali tedeschi durante i quali i militari discutono di armi per l'Ucraina, in particolate di missili a lungo raggio di fabbricazione tedesca e del loro possibile impatto, se dovessero colpire obiettivi come il ponte di Crimea che collega la penisola di Kerch alla Russia continentale. La notizia ha spinto la Russia a chiedere spiegazioni formali a Berlino. Sabato la Germania ha confermato l'intercettazione e ha annunciato l'apertura di un'indagine. La diffusione di questi discorsi privati – ha detto in proposito il ministro tedesco della difesa Boris Pistorius «è molto più di una semplice intercettazione e pubblicazione di una conversazione... Fa parte di una guerra dell'informazione che Putin sta conducendo». «Si tratta semplicemente di utilizzare una registrazione per destabilizzare e mettere in difficoltà l'unità della Germania», ha aggiunto Pistorius.
A gettare ulteriore benzina sul fuoco, com’è ormai una triste consuetudine, ha poi pensato il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev secondo cui «la conversazione intercettata di alti ufficiali militari tedeschi è la prova che la Germania si sta preparando a iniziare una guerra contro la Russia. Tutti i tentativi di presentare questa la intercettazione degli ufficiali della Bundeswehr come un semplice gioco di missili e carri armati sono bugie maliziose. La Germania si sta preparando alla guerra con la Russia». «La storia – ha scritto ancora l’ex presidente russo sul suo canale telegram- conosce molti esempi in cui i militari sono in grado di prendere decisioni al posto dei leader civili sull'inizio di guerre o nell'incoraggiarle».