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Il caso. La Moldavia, in crisi, non riesce a passare alla tv digitale

Franco Martelli venerdì 15 maggio 2020

La Moldavia continua a rinviare il salto tecnologico dalla vecchia tv analogica a quella digitale

Mentre in buona parte dell'Europa il digitale tv è presente da anni e in alcuni stati va avanti anche la digitalizzazione della radio con il Dab+, ci sono Paesi che non riescono a superare la fase della tv analogica. È il caso della Moldavia.

Inizialmente prevista per il 31 dicembre 2017 (legge 167 del 2015) la transizione alla tv digitale era stata poi rinviata all’1 marzo del 2020 (legge numero 8 del 2018). Ma l’instabilità politica della Repubblica di Moldova ha complicato le cose quando si era ormai vicini al traguardo. Nel giugno del 2019 il presidente Igor Dodon è stato destituito dalla Corte costituzionale perché non aveva formato un governo entro 90 giorni dalle elezioni. Poi, con l’azione diplomatica congiunta di Russia, Stati Uniti e Unione Europea, si era formato un governo in equilibrio fra forze filorusse e europeiste. Ma la premier liberale ed europeista Maia Sandu è durata in carica cinque mesi, sostituita da Ion Chicu, un tecnico appoggiato dal Partito Socialista.

E c'è poi da tenere in conto anche la difficile situazione economica, che si sta aggravando anche a causa del coronavirus. Insomma, le famiglie non hanno i soldi per acquistare il decoder da abbinare alla vecchia tv. Men che meno per comprare una nuova televisione. Questo, come affermato dall'ex ministro dell’Economia e infrastrutture Anton Usatii, è il principale ostacolo alla transizione. Il Paese, lo ricordiamo, ha una popolazione di 3,5 milioni di abitanti e uno dei PIL più bassi in Europa.

Nel 2018 il governo aveva regalato 8.922 decoder, raggiungendo però meno del 20% delle famiglie che percepiscono aiuti sociali, oltre 51.000. Poi era stato deciso che li avrebbe acquistati lo Stato, pagandoli 12,5 euro l’uno. Ci si era dati come orizzonte il questo mese di maggio, anche per superare le arretratezze delle tv nazionali. È stato indetto anche un bando per le famiglie che hanno bisogno del decoder e una gara di appalto per procurarsene 30.000 a un prezzo di 12,5 euro.

Ma la politica ci ha messo di nuovo lo zampino. Una nuova crisi ha però mutato il quadro politico: l’esecutivo ora è guidato dal democratico Ion Chicu (europeista di centro-sinistra, ma vicino al controverso oligarca Vlad Plahotniuc). Il governo ha giurato proprio il 16 marzo, giorno previsto per la scadenza delle offerte per la fornitura dei decoder, e al ministero dell’Economia e delle infrastrutture è andato il democratico Sergiu Railean che dovrà valutarle (ne sono arrivate due). Ma al di là dell’emergenza Covid, anche il contratto venisse firmato in tempi rapidi, la fornitura degli apparecchi richiede due mesi e si arriverebbe a distribuirli a metà dell’estate. E di nuove scadenze il ministro non ha parlato.

Le opposizioni temono che i rinvii dipendano dal fatto che le tv che ancora trasmettono in analogico sono vicine ai due partiti di governo. E farebbe comodo non avere concorrenti fino a novembre, quando dovrà essere eletto il nuovo presidente della repubblica. Ma anche gli operatori sono restii al cambio, perché ritengono che l’affitto della banda all’interno dell’unico mux nazionale sia troppo alto per sostenerlo in assenza di switch off (passaggio completo e definitivo alla tv digitale): si parla di 6.000 euro al mese.

Ma tutto si complica ancora di più perché oltre il 2021 non si può andare: è in arrivo, infatti, il 5G che ha fame di bande radio da utilizzare. Per la stampa filorussa, invece, non ci sarebbero problemi: in febbraio l’allora segretario di stato alla Cultura, educazione e ricerca, Vitale Tarlev, affermava che l’unico mux nazionale DVB T2 aveva una copertura del 97% del paese. E riguardo allo switch-off ventilava la data del 31 dicembre 2020, perché dal 2021 anche la Moldavia dovrà liberare le frequenze che verranno utilizzate dal 5G. Intanto però si aspettano ancora i decoder.

(Ha collaborato Sergiu Musteata)