Mondo

America centrale. Messico violento, ucciso un altro sacerdote

Lucia Capuzzi venerdì 26 dicembre 2014
Il Centro cattolico multimedia ha appena definito il Messico il “Paese più pericoloso” dell’America Latina dove esercitare il ministero sacerdotale. Un drammatico primato per la nazione con il maggior numero di cattolici del mondo, dopo il Brasile. Confermato oggi da un’ulteriore tragedia: alla periferia di Ciudad Altamirano, nello Stato di Guerrero, è stato trovato il corpo senza vita di padre Gregorio López Gorostieta. Il sacerdote era stato rapito domenica notte: un gruppo armato aveva fatto irruzione nel seminario cittadino e lo aveva portato via. Non si sa a quale delle molte organizzazioni criminali attive della zona fossero affiliati i sequestratori. Vi sono pochi dubbi, però, che si trattasse di narcos. Sono questi ultimi, i potenti “cartelli della droga” a seminare il terrore in Guerrero e in buona parte del Messico. Proprio in quella regione si trova Iguala, la cittadina diventata nota nel mondo per la scomparsa dei 43 studenti, esattamente tre mesi fa. I criminali attaccano i gruppi sociali potenzialmente “ribelli” al regime di violenza e sfruttamento da loro imposto. Da qui la persecuzione nei confronti dei religiosi e laici impegnati per la pace. A settembre, nella stessa zona era stato catturato e ucciso un altro sacerdote, padre Ascensión Acuña Osorio. Nel solo 2014 sono stati assassinati quattro preti in Messico, mentre un catechista è stato ridotto in fin di vita. Vittime collaterali ma non casuali del conflitto fra narcos fra loro, spesso con la connivenza della polizia, e contro le autorità. I morti sono “messaggi” di potere nei confronti dei gruppi rivali e dello Stato. La vigilia di Natale, sacerdoti vestiti di bianco accompagnati da una folla di fedeli e guidati dal vescovo, monsignor Maximino Martínez avevano marciato per le vie di Altamirano per chiedere ai malviventi di liberare padre Gregorio. “Basta violenze e omicidi”, ha tuonato, dopo il ritrovamento del corpo, il vescovo. E la Conferenza episcopale messicana ha ripetuto: “Basta ya”, lo stesso monito già espresso nella lettera pastorale del 12 novembre dopo il caso degli studenti di Iguala. All’inizio di dicembre, lo Stato ha spiegato forze speciali in Guerrero contro il narcotraffico. Tanti, però, accusano esercito e polizia di essere complici del crimine.